Comitato comasco della Croce Rossa in crisi, ma non può fallire

Il caso Durante le indagini gli inquirenti scartarono l’idea di presentare istanza: la normativa non lo consente. Corsa contro il tempo per salvare il Comitato di Como dopo che la società di revisione ha decretato lo stato di crisi

Il Comitato di Como della Croce Rossa non può fallire. E questo nonostante i termini usati dalla società di revisione del bilancio siano gli stessi che preannunciano, per le società di persone e di capitale, il dissesto.

A porsi il problema sull’effettiva fallibilità dell’associazione di soccorso con sede in via Italia Libera era stata, a suo tempo, la Procura cittadina, insieme alla Guardia di finanza. Nel corso dell’indagine a carico dell’ex presidente Matteo Fois, poi finito sotto accusa per peculato perché sospettato di aver sottratto ingenti fondi del Comitato comasco, gli investigatori analizzarono i bilanci e si resero conto dei debiti (anche erariali) accumulati.

Da qui la decisione di verificare la possibilità di presentare istanza di fallimento. Ma la normativa prevede espressamente che gli enti pubblici non economici, come la Croce Rossa, non sono soggette alle cosiddette procedure concorsuali. Quindi: niente fallimento e niente concordato preventivo.

L’indagine

Ma fin dal 2020 era chiaro che la situazione dei conti del Comitato che rappresenta Como, Lipomo e San Fedele Intelvi era critica. Nel corso dell’inchiesta è stata intercettata una telefonata tra l’allora presidente regionale della Croce Rossa e un’altra alta carica dell’associazione di soccorso a livello lombardo. Quest’ultima, nel commentare la situazione disastrosa del Comitato lariano, disse: «Se il centrale (ovvero la sede romana ndr) non paga per Como, allora Como va proprio al fallimento...». E ancora, parlando del Comitato direttivo nazionale: «Quando parlano di Como, parlano di un buco di almeno 8 milioni... a me dà l’idea che la vecchia Como la chiudono, in qualche modo. E qui iniziano a parlare della nuova Como...».

Il combinato disposto del nuovo Codice del Terzo settore e del nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza (tanto per intenderci l’ex legge fallimentare) ha aumentato le chance di fallibilità per gli enti no profit quali la Croce Rossa. E questo avviene in caso svolgano attività commerciali prevalenti. Comunque la Procura, a suo tempo, escluse la possibilità di poter chiedere l’istanza di fallimento.

L’appuntamento di giovedì

Resta la delicatezza di un momento di grave difficoltà, ora anche sancito dalla società di revisione del bilancio che ha parlato di mancanza «del presupposto della continuità aziendale» e di «stato di crisi» con l’impossibilità di poter pagare i debiti pregressi.

Giovedì sarà a Como - nella sede di Lipomo, per l’esattezza - il nuovo presidente nazionale della Croce Rossa, Rosario Valastro, il quale nell’annunciare l’intenzione di incontrare i volontari e i dipendenti del Comitato cittadino ha anche tenuto a precisare come quello di via Italia libera sia «un problema non da poco» ma che «sono fiducioso risolveremo». Lo stesso numero uno ha anche sottolineato come gli organi nazionali dell’associazione siano «pronti a fare di tutto per salvaguardare in primo luogo i cittadini, i pazienti che hanno bisogno delle ambulanze e poi i soccorritori e i volontari che sono un tesoro prezioso».

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