Cordoglio per Tullio Abbate
Quel genio che andava veloce

Tremezzina: pilota e costruttore, ammirato dalle star e dai regnanti Moltissime le testimonianze dal mondo dello sport: «Nessuno come lui»

l suo nome - Tullio Abbate (con l’inconfondibile “5” come numero di battaglia) - ha rappresentato 50 anni di nautica e motonautica, di estro, di vittorie e di record, di linee innovative e ancor oggi attuali, di sfide, di sogni (l’ultimo legato al motore elettrico con quelle batterie ancora troppo pesanti), di ripartenze.

Settantasei anni il prossimo 14 luglio, Tullio Abbate ha combattuto con la grinta del “Condottiero” anche l’ultima battaglia, la più difficile, quella contro il Coronavirus, il male invisibile. Ieri, a metà mattina, il suo cuore ha cessato di battere al San Raffaele di Milano, dove era ricoverato da poco più di una settimana.

Dal cantiere di Azzano

Dal cantiere di Azzano di Mezzegra, all’ombra della grande magnolia, sono passati tutti in mezzo secolo: re e regnanti, calciatori, star hollywoodiane, cantanti, imprenditori, rampolli con il pallino della velocità. Qui, le pale degli elicotteri che volteggiavano in cielo si sono viste ben priva dell’arrivo di vip e magnati che hanno poi deciso di comprar casa sul Lario.

Tutti cercavano lui, il Tullio, che sapeva come rassicurare, con una dialettica senza eguali, chi era in cerca di risposte dopo una visita “lampo” in cantiere, tra una gara di Formula 1 o una partita di calcio che valeva lo scudetto. Gilles Villeneuve era ormai uno di famiglia. Era ad Azzano anche nei giorni prima di quel maledetto Gran Premio di Zolder del 1982. Anche con Ayrton Senna si era creata un’amicizia speciale (si erano conosciuti al Gran Premio di Monaco). Da quell’amicizia nacque il “Senna 42”.

Il maggiore dei tre fratelli Abbate (qui un pensiero va a papà Guido e mamma Paola), Tullio aveva aperto il primo cantiere nel lontano 1969. A quei tempi aveva introdotto il concetto di linee ancor oggi inimitabili unite ad una novità spettinante per l’epoca: l’uso della moderna plastica. E’ stato un mix vincente che ha portato questo moderno e mai banale “Condottiero” a realizzare quasi 10 mila barche ed a collezionare oltre 250 vittorie in carriera in Italia e nel mondo.

Come dimenticare poi il record di velocità, che fece sognare tanti giovani e meno giovani. Mancherà a tutti Tullio Abbate, che sapeva far rombare i motori nel Golfo di Venere a Lenno con una maestria unica, facendoli diventare suoni familiari per la gente del posto.

«La velocità diventa arte»

Non apparteneva al suo “Dna” stare fermo ad aspettare gli eventi. Voleva continuamente sperimentare nuovi progetti e due sue frasi ben argomentate bastavano per aprire all’interlocutore che aveva di fronte nuovi ed inesplorati orizzonti. Un “Condottiero”, il cui ricordo rivivrà nei figli Tullio jr, Monica, Paola, Cristina e Lucia.

Tullio Abbate era unico. Un vero portacolori del nostro lago con quel motto “Quando la velocità diventa Arte” mai passato di moda. Mancherà a tutti “il Tullio”, che aveva sempre una parola buona anche nei momenti più difficili.

Il suo nome rimarrà inscindibilmente legato alla Centomiglia del Lario e a tante piccole e grandi imprese legate a queste acque solo in apparenza placide. Tullio Abbate l’avevamo intervistato lo scorso settembre poche ore dopo la morte di Fabio Buzzi. Ci aveva accolto con il consueto garbo e di quell’intervista ci aveva colpito un passaggio: «Tutto quello che facciamo ha alla base una parola che si chiama passione». Centinaia i messaggi di cordoglio giunti ieri da tutto il mondo. «Ci ha lasciato un vero genio autodidatta della motonautica mondiale. Inventore, progettista, costruttore di barche che hanno fatto innamorare il mondo, pilota e campione straordinario», le parole del sindaco Mauro Guerra, a nome di tutta la comunità di Tremezzina. «Ho conosciuto Tullio Abbate e la sua famiglia sin da quando era bambino per il rapporto di lavoro e di amicizia che aveva con mio padre - afferma il parroco don Luca Giansante -. La prima volta che sono salito in barca è stato proprio grazie a lui. Ricordo il momento in cui abbiamo benedetto a Portezza di Tremezzo la piazzetta Guido Abbate. Si leggeva nei suoi occhi la gioia di quel momento».

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