Doganieri troppo zelanti. E i frontalieri costretti in coda

Valsolda: sale la protesta per la lentezza dei controlli alla dogana di Oria «Ormai è impossibile persino programmare una visita o il parrucchiere»

Valsolda

Il semaforo di Porlezza, i lavori in corso lungo la strada di confine e poi i controlli in dogana che a volte si infittiscono. Tempi duri per i frontalieri.

Il viaggio di rientro, in particolare, presenta continue insidie e disagi e da oltre una settimana presenta, per via di controlli serrati in dogana, si traduce in code infinite e inevitabili ritardi. Era già accaduto in aprile e anche ora, a detta degli interessati sempre per via di personale nuovo chiamato a controllare il transito alla frontiera, i controlli hanno iniziato ad essere più incisivi, con evidenti ripercussioni sui lavoratori che rientrano da oltre confine e code che si snodano dalla dogana fino a Lugano, che poi diventano un tutt’uno con quella che si crea all’incrocio semaforico di Porlezza.

La pagina facebook “I frontalieri Gandria traduce in maniera eloquente la situazione: «Siamo in piedi per lavoro dalle 5 del mattino – è uno dei commenti che si leggono – e ci tocca fare inutili colonne al rientro per controlli che andrebbero fatti diversamente. Ormai non si può programmare di andare da un medico per una visita e nemmeno dal parrucchiere. La scorsa settimana mi sono saltati due appuntamenti dal fisioterapista proprio per questi assurdi ritardi e alla fine ho deciso di non andarci più».

Qualcuno, peraltro, riesce a fare buon viso a cattivo gioco: «Stasera mi sono fermato al bar della dogana e guardavo la lunga coda con tanti che strombazzavano per protesta. Mi sono sorseggiato una birra col sottofondo della rabbia e della frustrazione». I più esasperati esortano i colleghi a prendere posizione tutti assieme: «Facciamo qualcosa, manifestiamo, invadiamo la strada per un giorno; non è più possibile accettare di trascorrere tutte queste ore in colonna». Come aveva sottolineato nei mesi scorsi anche Sergio Aureli, noto esperto di questioni transfrontaliere, in dogana esperienza e buon senso risultano fondamentali nelle ore di punta, perché tra le 16 e le 18.30 basta una lieve variazione del flusso viabilistico per provocare ingorghi a catena.

Il controllo effettuato facendo accostare i veicoli senza obbligare tutti a fermarsi – aveva aggiunto Aureli – sarebbe il primo accorgimento da adottare. E poi, come si diceva, c’è il semaforo di Porlezza, con l’impianto sostituito di recente con uno più intelligente: «I tempi di permanenza al rosso sulla statale Regina sono troppo lunghi rispetto a quelli del flusso che proviene dalla via per Osteno – fa notare un frontaliere – Sarebbe opportuna una correzione».

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