Dongo, saluto romano tra i fischi dell’Anpi

Il caso Il raduno dei nostalgici al molo dove furono fucilati 15 gerarchi con la contro manifestazione in piazza Giulio Paracchini

Dongo

È l’ottantesimo anniversario della Liberazione e ottant’anni fa, contro la ringhiera del molo ancora presente oggi con i segni evidenti delle raffiche di mitra sparate dal plotone di esecuzione, vennero fucilati i quindici gerarchi che cercavano di espatriare, assieme al duce, al seguito della colonna tedesca.

Erano oltre cento, ieri mattina a Dongo, i partecipanti alla commemorazione dei ministri di Mussolini, che con il saluto romano diventa inevitabilmente commemorazione del fascismo. Con rappresentanti della Fiamma tricolore e dell’associazione “Nicollini”, come lo scorso anno, erano presenti anche esponenti della comunità neonazista “Dodici Raggi”.

Gli schieramenti

La piazza di fronte è intitolata a Giulio Paracchini, martire della Resistenza orrendamente trucidato il 24 aprile del 1945 assieme ad altri tre partigiani al Passo Giovo dalle camicie nere, che per alcuni giorni impedirono persino ai parenti di andare a recuperare le salme. Nella stessa piazza Paracchini un numero superiore di appartenenti ad associazioni, forze sindacali e partiti, oltre a comuni cittadini e all’onorevole Chiara Braga, hanno risposto all’appello di Anpi Dongo rappresentando un fronte antifascista che non ammette simili manifestazioni in un paese che, come scritto a caratteri cubitali su un lungo striscione, «è luogo della memoria che dice no ai razzismi e ai fascismi di ieri e di oggi».

Tra bandiere e fischietti

Nella massa, qualcuno è andato oltre, salendo con bandiere e fischietti sul Monumento dei Caduti per urlare più forte la propria avversità a quanto avveniva dinanzi a molo, dimostrando così poco rispetto verso i valori e gli uomini per i quali Anpi Dongo ha indetto il presidio a difesa della Memoria della Resistenza.

La cronaca della mattinata si è così sviluppata: i nostalgici della Repubblica di Salò sono giunti a Dongo prima della 9.30, ammassandosi sul primo tratto di marciapiede all’altezza di piazza Rubini; alle 9.45 le forze di polizia hanno sbarrato con i propri mezzi il transito sulla Regina da entrambi i lati e, chiamati da Primo Turchetti, responsabile locale della Fiamma Tricolore, i partecipanti alla commemorazione si sono messo su più file dinanzi al molo, occupando di fatto l’intera sede stradale.

Chi stava davanti ha deposto quindici rose rosse sulle ringhiera dinanzi alla quale si accasciarono i gerarchi; due donne sono scese a lago depositando in acqua una corona. Poi è stato chiamato l’attenti e all’appello dei gerarchi c’è stato il consueto “presente” accompagnato dal saluto romano.

Le contestazioni

Rotte le file, il gruppo si è sciolto dirigendosi verso Giulino di Mezzegra per l’altrettanto consueta commemorazione di Benito Mussolini, mentre dalla piazza è continuato il tambureggiante frastuono a suon di fischi, slogan e canti.

È questa la cronaca di un evento che si ripete ormai da anni, aspramente contestato dagli antifascisti ma consentito da sentenze di Cassazione che ammettono il saluto romano a scopo commemorativo.

Nel pomeriggio Anpi Dongo ha chiuso un ciclo di iniziative legate al 25 Aprile con un’esibizione del coro “Note in Libertà” nell’ex palazzo del vescovo; a seguire c’è stata la presentazione del libro “L’aiuola che ci fa tanto feroci - Un’antologia contro la guerra”, di Giulio Marcon.

© RIPRODUZIONE RISERVATA