False fatture per aggirare il fisco ed evadere le tasse: sequestrati beni per oltre un milione a quattro società

Dongo Iva e operazioni fittizie: otto le persone coinvolte tra Alto Lago, Valtellina e Lecchese. Trentadue i capi di accusa. Interventi su immobili, quote societarie e liquidità sui conti correnti

Il meccanismo, secondo l’accusa, è abbondantemente noto. L’utilizzo di società “cartiere”, chiamate così perché utili esclusivamente a stampare fatture, per poter riuscire ad aggirare i meccanismi del fisco ed evadere le tasse. Con una “valore” aggiunto, per così dire: e cioè che le prestazioni fatturate sono state effettivamente fatte, ma che chi ha emesso i documenti contabili sarebbe estraneo all’affare concluso. In questo modo, stando sempre alla contestazione, sarebbe stato frodato all’erario - e quindi a tutti noi - qualcosa come un milione di euro.

La Guardia di finanza ha proceduto, nelle scorse ore, a dare seguito a un provvedimento di sequestro preventivo a carico di quattro società e - in caso di “mancata capienza” - dei legali rappresentanti delle stesse.

Le accuse

Sotto accusa sono finite la Tre Pievi Petroli Srl di Dongo, amministrata da Patrizia Bongiasca, nata a Gravedona 47 anni fa e residente a Dubino, e Carlo Bongiasca di Dongo, 57 anni; la Mec srl di Raffaele Lombella, 54 anni residente a Lecco; la Dolcecasa Immobiliare srl e del suo legale rappresentante Maurizio Rabbiosi, 60 anni di Cosio Valtellino, e la Bsi Srls riconducibile a Stefano Turconi, nato a Como 41 anni fa e residente a Ballabio. A loro carico, complessivamente, il Tribunale di Como ha ordinato il sequestro preventivo di quasi un milione e centomila euro. Così diviso: oltre 400mila euro a carico di Lombella, oltre 300mila a carico dei Bongiasca, poco meno di 200mila a Rabbiosi e 140mila a Turconi.

L’inchiesta

Secondo l’inchiesta delle fiamme gialle comasche, la Tre Pievi Petroli Srl e la società Mec avrebbero emesso una serie di fatture per operazioni effettivamente svolte ma che sarebbero imputati a soggetti commerciali differtenti. In particolare la Mec avrebbe simulato vendite nei confronti di una società svizzera per poter ricorrere al regime di non imponibilità dell’Iva, mentre la Tre Pievi Petroli avrebbe simulato l’acquisto da società italiane cosiddette cartiere, ovvero la Dolcecasa Immobiliare, Cobe e Partners e Bsi. I finanzieri hanno scoperto, oltre al fatto che quelle società non avrebbero avuto alcuna struttura societaria effettiva, che le fatture emesse dalle tre diverse realtà erano tutte graficamente identiche, come a confermare il fatto che provenivano da un solo soggetto e non da tra società differenti.

Sempre secondo finanzieri e Procura l’omesso pagamento dell’Iva da parte di Tre Pievi Petroli avrebbe consentito di offrire prezzi di mercato più bassi del normale, a scapito dei concorrenti diretti.

Da qui la decisione di procedere al sequestro perché, secondo Procura e giudice delle indagini preliminari, si corre il rischio di non recuperare più i soldi per lo Stato. Complessivamente gli indagati nell’operazione sono otto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA