Fuga di capitali verso la Svizzera. Tra gli indagati c’è anche il sindaco di San Siro

L’inchiesta Le accuse che hanno coinvolto due ex assessori di Cantù colpiscono anche il primo cittadino Raveglia. Contestata a lui e al padre la distrazione di capitali

C’è anche il nome del sindaco di San Siro, Claudio Raveglia, 47 anni, tra quelli degli indagati dalla procura di Como – pubblico ministero Antonia Pavan – nell’ambito della maxi inchiesta della guardia di finanza che nelle scorse settimane aveva messo al centro dell’attenzione società immobiliari che non avrebbero versato al fisco quanto dovuto e, prima che l’accertamento tributario potesse diventare esecutivo, venivano “svuotate” con il trasferimento delle disponibilità finanziarie verso altri lidi. Società che poi venivano avviate verso il fallimento.

L’indagine aveva fatto clamore perché tra gli arrestati – in quattro erano finiti in carcere in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare – c’erano anche due ex assessori del comune di Cantù, Claudio Ferrari e Giorgio Quintavalle.

Ieri abbiamo dato conto dell’avviso, notificato alle parti, della conclusione delle indagini preliminari. E, tra i nomi destinatari dello stesso avviso, anche se non colpiti dalle misure cautelari che svelarono l’indagine, c’è anche quello del sindaco di San Siro e del padre Sergio, 86 anni. Una posizione marginale, quella dell’amministratore pubblico del paese lariano e del genitore, rispetto ad altre contenute nelle pagine dell’inchiesta.

Tuttavia, ai Raveglia viene contestato il capo che fa riferimento – in concorso con altri indagati, tra cui proprio Ferrari – alla distrazione di capitali dal patrimonio della società Forma Urbis srl poi dichiarata fallita dal Tribunale di Como in data 7 aprile 2021. La distrazione totale sarebbe stata, secondo l’accusa, di un milione e 600 mila euro, mentre ai Raveglia viene contestato solo un assegno bancario da 150 mila euro emesso in data 31 luglio 2015 con una dicitura segnata come “Caparra San Siro”, uno spostamento di liquidità che tuttavia per il pm e la guardia di finanza non avrebbe alcun supporto giustificativo.

Secondo quella che è la ricostruzione delle fiamme gialle l’uscita di quei 150 mila euro - confluiti su un contro corrente riconducibile ai Raveglia – era stata indicata come la caparra per un terreno in località Camnasco a San Siro. All’apparenza, dunque, nulla di particolare.

Tuttavia quello che non torna alla finanza è che per quella compravendita non fu stipulato alcun atto scritto e soprattutto la vendita non andò a buon fine, ma nonostante questo – secondo l’accusa – nessuno tornò a riprendersi i 150 mila euro versati. Va anche aggiunto che, a seguito della richiesta del curatore fallimentare di restituire la cifra, 75 mila euro sono poi tornati indietro.

«Posizione marginale»

Anche al sindaco di San Siro, in queste ore, è dunque arrivata la notizia della conclusione delle indagini preliminari e, assistito dagli avvocati Giuseppe Sassi e Alessandro Mogavero, avrà ora tre settimane per fornire la propria versione di quanto viene contestato. «La nostra posizione è assolutamente marginale – sottolinea Mogavero – Siamo stati tirato in mezzo in questa vicenda». Dal canto suo il sindaco ha commentato: «Per me è stato un fulmine a ciel sereno. Non me lo aspettavo. Ferrari? Ha lavorato in tanti comuni del lago, certo che lo conoscevo ed è anche un amico. Ma sia io sia mio padre eravamo ignari di questa situazione. Ora parleremo con i nostri avvocati per capire come difenderci».

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