«Il nostro viaggio in bicicletta dal lago a Gibilterra»

La storia Anna e Graziano, 2800 chilometri in 40 giorni. Otto forature, tanto vento, spazi incontaminati. E un resoconto social che ha riscosso grande successo

Quaranta giorni di viaggio, 2800 chilometri attraverso Italia, Francia, Spagna, primo colpo di pedale a Tavernola, il 3 febbraio, poi Milano, la ciclabile del Naviglio, Pavia, Genova, Costa Azzurra, Camargue. «Pedalare fa bene al fisico e alla mente», garantisce Graziano Meloni, luogotenente dei carabinieri in congedo, sardo di anagrafe ma comasco d’adozione (tanti anni di servizio al comando provinciale) e coprotagonista di un’impresa vissuta con l’amica Anna Uccelli, lei pure comasca, professione igienista dentale: insieme, in bicicletta, hanno raggiunto Tarifa, in Spagna, il Comune più meridionale dell’Europa continentale, affacciato sullo stretto di Gibilterra.

Un viaggio lungo, faticoso, entusiasmante, documentato su un profilo Instagram (graveltravel2024) dedicato al cicloturismo “leggero” (si fa per dire) aperto lo scorso anno in occasione di un’anteprima di questo “viaggione”, quando i due amici, a settembre, pedalarono fino a Santa Maria di Leuca. Tanti brevi racconti, tanti “reel”, tanti video con qualche picco di visualizzazione oltre quota 150mila.

Fatica e qualche disagio

«Non è stato sempre facile» raccontano Anna e Graziano, che “pratica” la bicicletta da molti anni (Anna ha invece iniziato in tempi relativamente più recenti, alla vigilia della “discesa” verso Leuca). «Siamo stati spesso ostacolati dalla pioggia e dal vento, in qualche caso davvero molto forte e sempre contrario, come da tradizione ciclistica. Le condizioni meteo ci hanno anche costretto a qualche giorno di pausa forzata. A cinque chilometri da Tarifa, traguardo finale, sull’ultima altura prima della città abbiamo anche rischiato di cadere. Tiravano raffiche tanto forti da strapparci quasi il manubrio dalle mani».

Fatica e disagi a parte è stato un viaggio bellissimo, compiuto quasi interamente lungo la costa, con l’unica eccezione di una deviazione di circa 400 chilometri dall’abitato di Mojacar al deserto di Tabernas, celebre location di tanti western cult di Sergio Leone: «Siamo arrivati ai piedi della Sierra Nevada, ancora innevata, risalendo fino a 1200 metri di quota nella Spagna più selvaggia e genuina, tra boschi e foreste senza l’ombra di un turista, e di lì abbiamo raggiunto Granada riguadagnando la costa in quel di Malaga». La cronaca contempla anche otto forature e una certa apprensione causata dall’esaurimento delle scorte di camere d’aria, senza le quali l’unica soluzione è scendere e spingere. Ma come si pianifica un viaggio come questo?

Pianificare e improvvisare

«In realtà - rispondono Anna e Graziano - si fa una pianificazione solo di massima, studiando un tragitto che contempli strade a bassa percorrenza. Poi però capita anche di improvvisare, di modificare il percorso come abbiamo fatto noi. Sulla costa spagnola, negli ultimi dieci anni, si è costruito all’inverosimile e con la presenza di stranieri che ci passano l’inverno - tedeschi, inglesi e francesi - il traffico è aumentato notevolmente». Arles, Narbonne, Aigues Mortes in Francia, Valencia, Tabarca, Granada, Tarifa: «Abbiamo visto luoghi meravigliosi, e li abbiamo visti dal punto di vista privilegiato di chi si sposta in bicicletta, trovando il tempo per entrare in contatto diretto con le persone, di approfondire la conoscenza dei luoghi. È stata un’esperienza di quelle che arricchiscono.Il bello della bicicletta è questo: allena il fisico ma anche la mente». E ora? E ora sotto con cartine e google maps. C’è senz’altro un’altra avventura da preparare.

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