Il pestaggio all’amante della moglie: «Li ho sorpresi appartati e non ci ho più visto»

Menaggio L’imprenditore ucraino a giudizio per tentato omicidio racconta quanto avvenuto il 21 settembre 2021

«Non ero incappucciato, ho sorpreso mia moglie e il suo amante mentre erano appartati in un parcheggio e la mia testa ha smesso di funzionare. È stato l’altro uomo il primo a cercare di colpirmi, poi gli ho tirato due pugni e mezzo e le gomitate quando si è chinato, ma ho fatto tutto a mani nude, non ero armato. Chernenko? Era un mio socio di lavoro, era presente, ma non c’entra proprio niente con questa storia».

Ieri mattina, di fronte al Collegio presieduto da Maria Elisabetta De Benedetto a parlare e difendersi, per la prima volta in una udienza pubblica, è stato Andrey Kostenko, 45 anni, l’imprenditore ucraino accusato dalla Procura di aver tentato di uccidere, in un agguato, l’amante della moglie – un trentottenne di Tremezzina – e di aver procurato lesioni anche alla donna. Fatti avvenuti il 21 settembre 2021 in un parcheggio di Menaggio nei pressi dell’ospedale.

Kostenko ha scelto di essere giudicato in un pubblico dibattimento, mentre il presunto complice - Hennady Chernenko, 44 anni, ucraino come l’amico – ha preferito l’Abbreviato, rimediando in primo grado otto anni e due mesi di condanna. Due le parti civili costituite, la vittima del pestaggio (rappresentato dagli avvocati Alessandro Bordoli e Francesco Motti) e la moglie kazaka di Kostenko (con l’avvocato Daniele Negri), nessuna delle quali era presente ieri in aula. Il pestaggio avvenne, secondo l’accusa, con l’utilizzo di un martello impugnato da un uomo incappucciato. Per la Procura si trattò di un raid punitivo su cui indagarono i carabinieri della compagnia di Menaggio. Ieri però il marito si è difeso, raccontando la sua storia d’amore con quella donna che «già avevo perdonato nel 2019». Poi, nel 2020, lei aveva chiesto la separazione che l’uomo non aveva voluto. Nuove frizioni, fino ad arrivare a quel 21 settembre del 2021.

«Rientravo da una assenza per motivi di lavoro – ha detto, assistito dall’avvocato Aldo Sanacore – Chiamai mia moglie ma non rispondeva. La cercai da una amica ma non c’era. Poi vidi la sua auto nel parcheggio ma anche li non c’era. Con me c’era Chernenko. Più distante vidi un’altra auto e sopra c’era lei con un altro uomo. Quando scesero, fu l’altro il primo a cercare di colpirmi ma gli sferrai due pugni e mezzo. Avevo visto tutto ma il mio cuore non poteva accettare. Rimasi pietrificato, la mia testa smise di funzionare. Non usai armi, non ero incappucciato. Quanto l’altro uomo si chinò in avanti lo colpii con gomitate al capo. Mia moglie stava lontana. Poi mi sono avvicinato a lei, cercava di mettermi le dita negli occhi, la bloccai a terra con il ginocchio. Poi raccolsi il suo cellulare e me ne andai». Si tornerà in aula a giugno.

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