«Il professore diceva di farci le canne»
La testimonianza choc della studentessa

Porlezza: continua il processo a carico del docente dell’istituto Vanoni per vicende del 2019. L’allieva: «Ottimo docente, però sosteneva che al massimo avremmo potuto vendere pizze»

Porlezza

«Invitava a farci le canne e a fare sesso con uomini e donne. Non proprio cose che vorresti sentir dire da un professore». Ieri mattina, in Tribunale a Como, una studentessa del Porlezzese, che nel 2019 allieva dell’Alberghiero “Vanoni” proprio a Porlezza, ha raccontato al giudice quello che avveniva nella sua classe quando in cattedra si sedeva il professore di italiano e storia, poi finito con l’essere indagato e attualmente a processo con l’ipotesi di reato di abuso dei mezzi di correzione e di disciplina con persone a lui affidate per ragioni di istruzione. Nei guai è finito un ormai ex prof di 44 anni, residente in Abruzzo e assistito dall’avvocato Simone Gatto.

Un insegnante che la studentessa ha definito come «un bravo professore», da un punto di vista didattico, i cui metodi e i cui inviti agli studenti erano però presto finiti all’orecchio sia degli altri professori, sia del consiglio di classe, sia dei genitori che presentarono le denunce. «Diceva che eravamo tutti figli di boscaioli e che avremmo potuto al massimo vendere pizze – ha ricordato la studentessa – Diceva che eravamo analfabeti funzionali, che non avremmo mai combinato nulla».

Gli inviti erano anche di altro tipo: «Ci consigliava di farci le canne, che ci avrebbero rilassato, e di fare sesso sia con uomini sia con donne, di vivere con libertà la propria sessualità... io non ero maggiorenne all’epoca, non avrei certo mai voluto parlare di sesso con un professore. Non credo che sia giusto che un prof venga in aula a dire queste cose».

Il processo che si sta svolgendo a Como, ha al centro dell’attenzione proprio le frasi e i comportamenti del professore, spesso rivolte anche ai genitori degli stessi alunni, definiti «ignoranti», e tenuti anche in altre classi del “Vanoni”. Tra le contestazioni – ricordata ieri anche dalla studentessa – c’ era pure quella di aver fatto cadere da una sedia una alunna disabile, anche se l’imputato ha sempre sostenuto di essere stato un errore e non un gesto fatto di proposito.

Il processo proseguirà ora a marzo. La difesa, per contro, ha sempre respinto tutte le accuse ricordando come tra l’altro, in fase di indagine, era stata proprio la Procura di Como a chiedere l’archiviazione delle accuse prima poi dell’imputazione coatta disposta dal gip in virtù del «comportamento gravemente inappropriato del docente» desumibile non solo dalle testimonianze dei ragazzi – come quella riferita di ieri in aula – ma anche «dai verbali del consiglio di classe».

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