Incendio nei pascoli
Caccia al piromane

Garzeno: sono stati distrutti oltre 15 ettari di verde. Intervento dei pompieri e del gruppo antincendio, la rabbia del sindaco: «Quattro punti di innesco»

Oltre quindici ettari di pascolo bruciato e decine di volontari impegnati tutta la notte per spegnere l’incendio e scongiurare danni peggiori.

È accaduto l’altra sera sopra i monti di Catasco, dove l’allarme è scattato attorno alle 19.30: favorite dal vento che si era levato nel pomeriggio, le fiamme hanno trovato subito linfa nel pascolo reso arido dalla siccità e, in breve, la montagna è stata circondata dal rogo.

Squadre di Vigili del fuoco di Dongo e il gruppo dell’antincendio della Comunità montana sono intervenute con tempestività cercando di circoscrivere l’incendio dal basso su due fronti per evitare che potesse interessare le baite.

Spento in circa 7 ore

Solo verso le due l’emergenza è stata risolta, ma il personale è rimasto a controllare e all’alba di ieri sono riprese le operazioni di bonifica, che hanno impegnato ancora le decine di volontari per l’intera mattinata.

Il risvolto più inquietante, comunque, è l’origine inequivocabilmente dolosa del rogo: «È sconfortante ammetterlo, ma non ci sono dubbi – riferisce amareggiato il sindaco di Garzeno, Eros Robba – L’innesco dell’incendio è avvenuto in almeno quattro punti diversi lungo la carrozzabile che attraversa i pascoli bruciati e più testimoni hanno notato una luce, probabilmente quella dei fari di un veicolo, scendere e fare delle soste poco prima che divampassero le fiamme».

«I carabinieri di Dongo - prosegue il primo cittadino di Garzeno - hanno raccolto elementi utili e confidiamo tutti che si possa risalire ai colpevoli. È triste pensare che nel pieno di un’emergenza che coinvolge tutti, qualcuno possa avere ancora l’ardire di appiccare il fuoco al pascolo, obbligando a intervenire numerosi addetti che potevano essere utili altrove».

«Forse abitano in valle»

«Quel che mi rammarica - incalza Eros Robba - è che, considerato l’obbligo vigente di non allontanarsi dal paese di residenza, gli autori possano verosimilmente risiedere in valle».

Il motivo, insomma, è quasi certamente legato alla brutta tradizione di bruciare il pascolo per rigenerarlo; nei mesi scorsi erano già stati condannati a due anni di reclusione per un rogo del 2017 padre e figlio residenti in Valle Albano, ma a quanto pare non è servito da deterrente.

L’incendio dell’altra sera ha interessato due versanti montani: la zona di Quaglio, dove sono andati in fumo circa 5 ettari di superficie, e quella di Paravina, dove il territorio bruciato supera i dieci ettari.

«Sono grato ai volontari intervenuti – aggiunge ancora il primo cittadino – e ribadisco tutti il mio profondo rammarico per un gesto grave che, in una circostanza come quella attuale, va doppiamente condannato».

La speranza è che le indagini possano portare al più presto a individuare gli autori di questo atto, che ha provocato ingenti danni.

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