Invalida con 50 gradini da fare
Ma l’Asst non paga il montascale

Gera Lario, la donna aveva richiesto l’intervento poco meno di un anno fa Alla fine ha speso 10mila euro di tasca propria. L’ente: «Nessuna risposta»

Gera Lario

In data 16 dicembre 2024 (ovvero poco meno di un anno fa) aveva presentato la richiesta per avere un montascale e al distretto Asst di Dongo le avevano assicurato che le sarebbe stato consegnato nel giro di un mese.

Tuttavia di mesi ne sono trascorsi dieci e Franca Giulini, pensionata riconosciuta invalida, a settembre si è trovata costretta ad acquistare di tasca propria l’apparecchio, per una spesa di 10 mila euro.

E’ lei stessa a raccontare più in dettaglio la vicenda: «Abito al secondo piano e devo salire e scendere ben 50 gradini. L’aggravamento dell’artrosi alle ginocchia e alle mani non mi consente più di fare le scale e attaccarmi al corrimano e rischiavo di dover rimanere tutto il giorno chiusa in casa, quando sono abituata a trovarmi con le amiche a bere un caffè e fare due chiacchiere. Così ho fatto richiesta di montascale e un tecnico di Asst Valtellina è venuto a fare un sopralluogo per avvisare la pratica. In tutti questi mesi ho provato a sollecitare l’intervento – prosegue la signora Franca – dopo tante difficoltà per ottenere una risposta, mi è stato detto che i tempi sono lunghi, magari anche di due anni». Una risposta che stride con quella avuta inizialmente, che garantiva a consegna nel giro di un mese. «Il montascale mi serve ora, non fra due anni – osserva legittimamente Franca Giulini – . Così, arrabbiata e anche un po’ indignata, mi sono guardata intorno chiedendo dei preventivi: il primo era di 20 mila euro e mi ha spaventato, poi sono riuscita a trovare un montascale di 10 mila e l’ho acquistato, facendo comunque, da pensionata senza molte disponibilità, qualche sacrificio».

Comprensibile, di conseguenza, la delusione della donna. «Mi chiedo a cosa pagare tasse per la sanità quando dinanzi a una necessità mi sono trovata costretta a sostenere io tutte le spese – aggiunge la pensionata di Gera – . Ho deciso di rendere pubblica questa vicenda perché se è successo a me così è presumibile che possa succedere anche ad altri e non lo trovo giusto. Io in qualche modo me la sono cavata, ma chi non la possibilità di spendere 10 mila euro si troverebbe relegato in casa col rischio di andare in depressione, pur avendo diritto a un’apparecchiatura che gli dovrebbe essere fornita dall’azienda sanitaria di riferimento». Asst Valtellina, interpellata per capire come mai una richiesta del tutto legittima per un’effettiva necessità non sia stata ancora evasa dopo tanto tempo, ha fatto sapere di non voler rilasciare dichiarazioni in merito.

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