
Cronaca / Lago e valli
Lunedì 28 Luglio 2025
La piccola Beatrice nascosta a Pellio: Nazareno e Anna “giusti tra le nazioni”
Alta Valle Intelvi, i coniugi Damiani insigniti del riconoscimento per aver salvato una bimba bulgara. L’arrivo a Maslianico, il respingimento alla frontiera svizzera e il soggiorno in Valle
Alta Valle Intelvi
Un viaggio carico di sofferenza, ma anche di speranza e salvezza grazie al buon cuore di chi ha saputo porgere la mano nel lungo viaggio verso la libertà, anche a costo di mettere a repentaglio la propria sicurezza.
È stata Paola Fargion, che insieme al marito si occupa di Shoah e di memoria, a ricostruire la storia di Beatrice, di cui omettiamo il cognome per volontà della donna ormai più che novantenne, ma ancora perfettamente lucida e nella cui memoria sono impressi i fatti di ottant’anni fa. Tra coloro che hanno contribuito alla sua salvezza, passata anche dalla Valle Intelvi, spiccano due figure in particolare: Nazzareno Damiani e la moglie Anna Cincini, di Pellio, riconosciuti qualche settimana fa “Giusti tra le nazioni” proprio grazie a Paola Fargion che ha portato avanti la procedura.
Insieme a loro anche l’alpinista Gino Soldà, suor Gemma Paoletto (madre superiora dell’Istituto delle Dame Inglesi di Vicenza) e suor Luigia Gazzola, tutti in aiuto di Beatrice e della sua famiglia. «Beatrice fuggì con una parte di famiglia durante le persecuzioni razziali in Bulgaria, per cercare una situazione migliore ma incapparono nell’8 settembre ’43 – racconta Fargion - Si fermarono a Vicenza, ospitati dall’Istituto delle Dame Inglesi di Vicenza, pur divisi in luoghi differenti, fino a gennaio del ‘44. Poi non era più possibile continuare così: le truppe naziste setacciarono il territorio, tanti ebrei furono prelevati e deportati. Allora, con l’aiuto di suor Gemma e di Gino Soldà che li accompagnò fisicamente, raggiunsero il confine di Maslianico, diretti in Svizzera. Beatrice ancora oggi ricorda il paese, per lei rappresentava la salvezza. La guardia di frontiera però li respinse, a quel punto tornarono a Maslianico e trovarono riparo a casa di una donna con figli che li ospitò una notte, poi vennero accompagnati in stazione. Per loro iniziò una fuga rocambolesca che li avrebbe portati fino a Lodi, Abbiategrasso, Vercelli, Bergamo, per poi chiedere di nuovo aiuto a suor Gemma a Vicenza».
Qui ritrovarono riparo grazie al contatto con il rettore del seminario di Como, dove studiava Pietro Damiani, figlio di Nazzareno e Anna Damiani. Grazie a lui, andarono a Pellio a casa dei Damiani dove restarono fino alla fine della guerra.
«Beatrice ricorda benissimo la casa di Pellio, non lontano sentiva parlare tedesco – aggiunge Fargion - ricorda le passeggiate nei prati con il papà, guardava il lago di Lugano sognando la libertà. Questa è una storia inedita, Beatrice non ha mai dimenticato i Damiani ed è sempre stata riconoscente, nei decenni ha mantenuto i rapporti con tutti. A oggi i discendenti della famiglia sono sparsi tra Como, Erba e Vercelli. Ora che queste cinque persone hanno ottenuto il riconoscimento di Giusti tra le Nazioni, vorremmo fare un evento che li accomuni per raccontare tutta la storia. Verrà consegnata la medaglia e il certificato ai discendenti, poi si potranno iniziare conferenze ed eventi». Un racconto inedito, come sottolineato da Fargion, che merita di essere narrato per ricordare il grande cuore dei Damiani, fondamentali per la salvezza di Beatrice e della sua famiglia.
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