La sorpresa della figlia Silvia all’annuncio della cattura di Riella: «Almeno adesso so dove si trova»

Gravedona ed Uniti Da qualche tempo i contatti con il padre si erano fatti sporadici: «Forse non si fidava più dopo i fatti di maggio»

Massimo Riella ha concluso all’estero la sua incredibile latitanza. Negli ultimi giorni, a dire il vero, in territorio altolariano circolava voce che il “Petit” potesse essere in Serbia o da quelle parti, ma dopo quattro mesi di latitanza una sua fuga all’estero pareva una leggenda. Anche perché, come riferisca la figlia, Silvia, anche i parenti non ne sapevano nulla. «Abbiamo appreso la notizia del suo arresto in Montenegro e siamo i primi ad essere rimasti sorpresi. Dopo l’episodio del ferimento nel bosco si era fatto sentire molto meno e da tempo non avevamo sue notizie. Ma eravamo convinti che si trovasse ancora sulla nostre montagna, magari spostato in qualche altra vallata».

Probabilmente il fuggiasco di Brenzio se n’era andato di recente o le poche informazioni in possesso di Silvia e di nonno Domenico non corrispondevano più al vero. Da quando, nel maggio scorso, Riella aveva accettato di incontrare un agente di polizia penitenziaria che aveva seguito suo padre, la sua latitanza aveva preso una piega diversa.

Quel giorno, in base alla testimonianza di papà Domenico, l’agente gli avrebbe esploso contro più colpi mirando alla schiena e, come aveva poi riferito il legale di Riella, Roberta Minotti, quando l’aveva incontrato si era accorta che aveva una cicatrice fresca a una spalla. «Da quel giorno mio padre è come se non fidasse più di nessuno – dice Silvia – Prima comunicava con noi per lo più con dei biglietti, poi, evidentemente ha iniziato ad avvicinarsi meno ai centri abitati, l’abbiamo sentito pochissimo». Più volte la figlia aveva rivolto pubblicamente a suo padre l’invito a costituirsi.

Anche lei è certa che non sua lui il responsabile della rapina compiuta nell’ottobre del 2021 ai danni di due anziani compaesani, minacciati e malmenati, ma ha sempre ritenuto sbagliata la scelta di evadere. Quella brutale rapina aveva scosso molte persone e le indagini per arrivare all’autore non hanno conosciuto soste. «Mio papà non è affatto uno stinco di santo – ribadisce Silvia – ma sono convinta anch’io che in merito a quella brutta rapina abbiano voluto incastrarlo. Lui ha reagito a modo suo, facendosi accompagnare al cimitero e scappando; io, invece, credo che abbia modo di dimostrare in un processo la sua estraneità ai fatti».

Riella se ne torna così in cella in attesa di giudizio: «Adesso sono più tranquilla – conclude Silvia – perché almeno so dov’è. Ne ha combinate tante e non posso dire che sia stato molto presente, ma mi ha sempre voluto bene e anch’io gliene voglio».

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