La tragedia davanti al Balbianello
Francesco ha evitato una strage

Il giovane di Fenegrò sulla barca speronata dal motoscafo ha virato scongiurando lo scontro frontale

È stata una tragedia. Poteva essere una strage. Mentre l’indagine penale prosegue, con il consulente della Procura impegnato in sopralluoghi, accertamenti, analisi di documenti e con la giovane belga indagata per omicidio colposo tuttora agli arresti domiciliari nella villa di Campo del patrigno con l’assoluto divieto di uscire, trapelano particolari su quei drammatici istanti al largo di Lenno.

Uno tra tutti, il disperato tentativo di Francesco Bassi, il giovane di Fenegrò che manovrava il Sea-Ray speronato dal potente motoscafo carico di ragazzi belgi, di togliere la propria imbarcazione dalla folle rotta dell’altro natante. Francesco Bassi aveva detto agli investigatori: «Avevo appena virato per tornare verso Como, dando pochissimo gas» quando l’amico Luca Fusi, 22 anni di Guanzate, che nell’incidente ha perso la vita travolto dal motoscafo, ha visto l’arrivo del Master Craft con bandiera belga e ha iniziato a urlare per attirare - invano - l’attenzione di chi era ai comandi. In quel momento Francesco ha cercato una manovra disperata per togliersi dalla rotta dell’impatto girando in tal modo la prua così da evitare uno scontro frontale che, con ogni probabilità, si sarebbe potuto trasformare in una strage.

Anche perché, hanno accertato gli investigatori, il Sea-Ray con a bordo Francesco, Luca e l’amico Leonardo Rigamonti aveva fatto non da molto rifornimento ed era dunque pieno di carburante. Il che significa che un impatto che avesse comportato l’interessamento del serbatoio avrebbe anche potuto causare un incendio, che fortunatamente non c’è stato. Tutti questi aspetti sono ora al vaglio della Procura. Che per quanto riguarda le responsabilità della giovane Clea Wuttke, titolare di una patente nautica sulla quale gli investigatori sembrano nutrire alcune perplessità, non sembrano avere grossi dubbi.

Piuttosto l’attenzione degli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero, si sta ora rivolgendo sul proprietario del motoscafo, il patrigno della giovane ai comandi. E dopotutto lo stesso giudice delle indagini preliminari che ha confermato gli arresti domiciliari per la giovane belga, nel suo provvedimento ha sottolineato come «le eventuali responsabilità del proprietario dell’imbarcazione sono ancora da valutare». Inchiesta delicata, lunga, non certo agevole. Che parte da un dato certo: il dolore di genitori, familiari, amici per la morte di Luca, travolto da un motoscafo lanciato a folle velocità sul lago in un giorno di spensierato divertimento, diventato tragedia.

(Paolo Moretti)

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