Morta nel lago per il guardrail sfondato. A processo geometra e tecnico comunali

San Siro La prima udienza del processo per omicidio colposo è stata fissata a luglio

Doppio rinvio a giudizio con la prima udienza fissata per il mese di luglio del 2023, nell’ambito della vicenda penale successiva alla morte di Marisa Garovo, 70 anni di San Siro, avvenuta il 12 maggio del 2021 mentre era al volante della propria Fiat Panda. La decisione è stata presa ieri mattina – accogliendo le richieste del pubblico ministero Antonia Pavan – dal giudice dell’udienza preliminare Massimo Mercaldo.

Chiamati a rispondere all’ipotesi di reato di omicidio colposo, sono il geometra dell’ufficio tecnico comunale Fabrizio Mazza, 55 anni, di San Siro (assistito dall’avvocato Nuccia Quattrone), e l’ingegnere Alberto Aggio, 41 anni di Dongo (avvocato Tiziana De Marzi). «Non abbiamo niente da dire per adesso – ha replicato velocemente, al riguardo, l’avvocato Quattrone – Aspetteremo di parlare in aula» in quello che sarà un pubblico dibattimento. La signora Garovo, in quel maledetto giorno di maggio del 2021, mentre era in discesa lungo la rampa della discarica del paese, nello svoltare verso sinistra (curva a gomito) perse il controllo della vettura andando ad impattare contro la ringhiera posta a protezione di un dirupo. La barriera non riuscì ad attutire l’urto, aprendosi e lasciando precipitare l’auto per una trentina di metri nel lago sottostante. Per la povera donna non ci fu niente da fare. Gli uomini del soccorso alpino si calarono lungo la riva scoscesa, in mezzo alla boscaglia, senza trovare nulla. E infatti l’auto si era inabissata. Erano state le squadre dei vigili del fuoco, con il nucleo sommozzatori, a recuperare la salma della donna nella carcassa del veicolo, individuato a ben 40 metri di profondità.

Nell’udienza di ieri mattina – accogliendo quella che era stata la richiesta dell’avvocato Egon Bianchi che rappresenta la famiglia della vittima assieme alla collega Vanda Cappelletti – si è costituito come responsabile civile anche il comune di San Siro alla presenza del sindaco e del legale Alessandro Mogavero, richiesta (quella della chiamata in causa del Municipio) che era già stata accolta dal giudice nella precedente udienza. Secondo quando sostenuto dall’accusa – tornando alla vicenda processuale – il parapetto in ferro che era stato messo a protezione della scarpata era privo delle caratteristiche necessarie delle barriere di protezione, ed era invece un semplice parapetto per evitare la caduta dei pedoni. Tesi che ora dovrà passare al vaglio di un pubblico dibattimento.

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