Operaio morto sepolto per la soletta crollata. Tre anni all’amministratore della sua ditta

Bellagio Quattro condanne per la tragedia nel maggio di 5 anni fa. La vittima stava lavorando alla ristrutturazione di una ex stalla

Ci sono voluti ben cinque anni. Ma, alla fine, la sentenza è arrivata. Ed è una sentenza pesantissima per i responsabili della Edil Bellagio, la società per la quale lavorava Nazareno Bretti, l’operaio travolto da una soletta mentre lavorava alla ristrutturazione di una vecchia stalla da tramutare in abitazione.

La sentenza del Tribunale di Como

Il Tribunale di Como, nei giorni scorsi, ha condannato i quattro imputati mandati a giudizio con l’accusa di aver causato - per negligenze e inadempienze - la morte dello sfortunato operaio di Giussano (ma dipendente dell’impresa edile di Bellagio). La pena più alta all’amministratore della Edil Bellagio Luca Sala, 47 anni, residente in paese, direttore tecnico per la sicurezza: tre anni di reclusione, la condanna inflitta dal giudice; due anni e quattro mesi, invece, la pena per Carlo Toresani, 56 anni pure lui di Bellagio, coordinatore, in fase di progettazione, della medesima ditta. Infine quattro mesi ciascuno per Christian Rossi 45 anni, di Bellagio e per Gabriele Rossi, 49 anni, residente a Lezzeno, soci della ditta per la quale lavorava la vittima.

Assolto invece in secondo grado il committente delle opere di cantiere, Giuseppe Binda, sempre di Bellagio. In primo grado, in abbreviato, fu giudicato colpevole, ma l’appello ha ribaltato la sentenza e lo ha dichiarato non colpevole.

Nazareno Bretti stava lavorando assieme a Luca Sala e a un collega nel cantiere di via Alla Piana. Il suo compito era quello di allargare la porta di ingresso di una vecchia stalla, da trasformare in abitazione, con un martello demolitore così da allargare sufficientemente l’entrata per poter far passare un miniescavatore. All’improvviso la soletta aveva ceduto e una scarica di massi, detriti e materiali lo aveva letteralmente sepolto senza lasciargli alcuno scampo. Era intervenuto anche l’elisoccorso, quel tragico mattino del 15 maggio 2017.

Nazareno Bretti faceva il pendolare tutti i giorni dalla Brianza, dove viveva con la moglie e tre figli, due ragazzi e una ragazza (l’unica maggiorenne all’epoca della tragedia). Gli imputati per l’omicidio colposo dell’operaio hanno sempre respinto ogni accusa sulle loro responsabilità nella morte del muratore. Un’inchiesta lunga (a causa anche dell’arrivo del Covid, che ha rallentato i tempi) e un processo durato cinque mesi. Quasi scontato il ricorso in Appello da parte degli avvocati difensori degli imputati condannati.

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