Sindaco e parroco divisi sul futuro dell’ex asilo. Come Peppone e don Camillo

Carlazzo, l’ex sacerdote voleva venderlo a un privato per trasformarlo in albergo: «Il Comune ha detto no». La replica di Mazza: «Bocciato dalla Soprintendenza»

Carlazzo

Anche se in maniera velata, Enrico Beati, parroco di Carlazzo appena trasferito in provincia di Milano, non manca di rammaricarsi nei confronti del Comune per un progetto di recupero dell’ex asilo parrocchiale andato a vuoto. Arriva anche la risposta del sindaco e la vicenda richiama alla lontana (ma neppure troppo, a dire il vero) un po’ l’eterna e divertente diatriba fra Peppone e don Camillo, parroco e sindaco della famosa saga di Guareschi.

La vicenda, per cominciare. «Un imprenditore era interessato all’acquisto dell’immobile per farne un albergo di lusso e si era già mosso per assicurarsi la disponibilità dei lotti adiacenti allo stabile – dice il sacerdote sulle pagine del bollettino parrocchiale della Comunità pastorale Sant’Antonio Abate – Con il consiglio per gli affari economici e il consiglio pastorale ho cercato di favorire la trattativa, perché dietro c’era un sogno di sviluppo del paese, dove le spinte imprenditoriali, complici le opportunità offerte dalla vicina Svizzera, vengono spesso a mancare».

Il privato aveva illustrato così il suo progetto all’ufficio tecnico del Comune: un piano aggiuntivo sarebbe stato imprescindibile per poter alloggiare i servizi e ulteriori cinque camere, così da ricavarne nel complesso undici; la ristrutturazione, secondo il suo parere, non avrebbe compromesso l’architettura dell’immobile, reso interessante proprio dai dettagli architettonici; sarebbe stato ricavato anche un ristorante con entrata separata.

«L’Amministrazione comunale non ha concesso il benestare, proponendo in alternativa un’estensione in orizzontale e, soprattutto, un parcheggio sotterraneo, ipotesi, quest’ultima, che ha definitivamente scoraggiato l’imprenditore – prosegue il religioso – La delusione è grande, perché non si trattava solo di recuperare un immobile in disuso, ma di dare un’opportunità al paese. Ci saranno altre occasioni? Lo speriamo tutti, ma questa c’era e non è stata sfruttata».

Ma è davvero così? Antonella Mazza, primo cittadino in carica, si dice sorpresa da queste parole: «Mi stupiscono le esternazioni di padre Enrico, perché nessuno ha voluto ostacolare alcun progetto. Il “no” l’hanno espresso i tecnici e riguarda un semplice proposta, non un progetto: secondo loro l’ipotesi di sopralzo avrebbe compromesso l’assetto e l’immagine dell’immobile, come indicato anche dalla Soprintendenza. Non c’era inoltre alcun riferimento a un parcheggio, che in caso di struttura ricettiva è indispensabile».

E aggiunge a questo proposito: «Siamo tutti favorevoli al recupero del vecchio asilo – aggiunge Mazza – costruito dalla cittadinanza con le donne che scendevano fino al fiume a recuperare la ghiaia, ma occorre che venga presentato un progetto conforme alle regole».

Visioni diametralmente opposte con sindaco e parroco su due lati della barricata. E l’ex asilo di piazza Bonardi destinato, per ora, a rimanere come è attualmente.

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