«Variante della Tremezzina
Rinviamo di un anno l’inizio lavori»

L’intervista ad Alessio Butti, parlamentare di Fratelli d’Italia: «Ho l’impressione che la Valle Intelvi sia stata messa un po’ all’angolo»

Pur parlando di variante della Tremezzina, la lunga chiacchierata con il parlamentare lariano di Fratelli d’Italia, Alessio Butti, inizia non a caso davanti a un caffè in quel di San Fedele d’Intelvi, con la piazza e le vie attorno alla piazza che presentano alla vigilia di Ferragosto il colpo d’occhio dei giorni migliori.

Onorevole, la riflessione sulla variante della Tremezzina inizia qui in Val d’Intelvi. Semplice coincidenza?

Assolutamente no. Ho l’impressione che la Val d’Intelvi sia stata un po’ messa all’angolo sia per la questione dell’ex cava Citrini in quel di Castiglione sia per la pressione che inevitabilmente la chiusura della Regina eserciterà sulle provinciali di questa porzione di territorio. Per me questa è una questione importantissima. Per l’ex Cava abbiamo trovato ampie disponibilità del Consorzio Stabile Sis a soluzioni alternative. So che il sindaco di Centro Valle Intelvi con la supervisione del presidente di Villa Saporiti Fiorenzo Bongiasca stanno lavorando su questo fronte. Per la Val d’Intelvi o almeno per gran parte di essa, la chiusura per quattro mesi della statale sarebbe devastante sotto il profilo del traffico, con la combinazione tra camion diretti e provenienti dalla Cava (pur a fronte della garanzia di una scorta da parte delle “safety car”) e il traffico dirottato qui.

Via social lei ha parlato di “tavolo istituzionale palesemente incompleto”. Poi lo strappo è rientrato. L’impressione è che nel suo post abbia voluto mettere un punto fermo nella gara a smarcarsi sulla spinosa vicenda della chiusura di quattro mesi della statale a Colonno. È di venerdì scorso un altro post quello del sindaco di Tremezzina Mauro Guerra che ha bollato come “non sostenibile” la chiusura per 120 giorni. Lei ha parlato di alternative sulle quali “stiamo lavorando da tempo”. Quali sono?

Un premessa è però doverosa. Io - all’inizio insieme al collega Ugo Parolo - ho saputo della chiusura della statale per quattro mesi a latere di una riunione con Anas sulle statali. E, dopo una ricognizione sul territorio ho appreso che i sindaci ne erano all’oscuro. Nella gara - sottolineatura importante - non era prevista la chiusura per quattro mesi. Lo dicono i documenti ufficiali. E così, dopo settimane di confronto, il 7 luglio abbiamo tenuto una riunione a Roma con i vertici Anas ed una seconda riunione a Milano il 16 luglio alla presenza di un pool di tecnici, con i quali da un mese e mezzo lavoravo sul territorio, vale a dire l’architetto Massimo Novati (che coordina su mia richiesta questo gruppo), il geologo Walter Tavecchio e l’ingegner Marco Taborelli. Tutti lavorano gratuitamente. Obiettivo del gruppo di lavoro: lavorare su soluzioni di rafforzamento della sicurezza con eventuali opere aggiuntive. Dico questo perché il 29 luglio il gruppo di lavoro ha potuto accedere a documenti che sino a quel momento nessuno aveva visionato. E qui sta il cuore del ragionamento.

Vale a dire?

Il gruppo di lavoro è convinto, ed ora anche Anas - che ringrazio per la sensibilità a livello nazionale e regionale - è sensibile al fatto che nei 300 metri del portale sud a Colonno grazie a queste opere aggiuntive è possibile far coesistere la cantierizzazione in sicurezza con il traffico veicolare, evitando ogni contenzioso di carattere giuridico e contrattuale per quanto concerne la gara, che significherebbe paralizzare l’opera. E il Consorzio Stabile Sis ha evidentemente interesse a far sì che l’opera non sia in contrasto con il territorio, Anas - e qui lo sottolineo - ha già pensato ad un allargamento del portale sud lato lago. Si tratta di una delle opere provvisionali alla cantierizzazione in cui ci si può inserire per evitare la chiusura di 120 giorni e mettere tutto in sicurezza, così come sta avvenendo per alcune infrastrutture ticinesi. Il progetto del Consorzio Stabile Sis non verrebbe toccato, evitando contenziosi. Ma c’è un altro aspetto importante in tutta questa vicenda, legato ai tempi dell’opera.

Il via ai lavori è oggi fissato per il 2 novembre. Sarà rispettata questa data?

Anas sta ancora valutando il progetto esecutivo che il Consorzio ha consegnato e in questa fase possono essere chiesti aggiustamenti. Anas, ultimata la fase d’esame, dovrà trasmettere il tutto a Regione Lombardia per la fase di validazione, che nella migliore delle ipotesi necessiterà di almeno due mesi di attività. E arriveremmo così a metà novembre. Cominciano a essere in tanti - a cominciare dagli operatori turistici - a sostenere che, davanti al rischio di perdere la prima parte della stagione turistica 2022 a causa della prima delicata fase dei lavori della variante, sarebbe meglio posticipare il tutto di un anno. Si potrebbe insomma partire in sicurezza nell’autunno del prossimo anno, garantendo così l’ultimazione delle opere provvisionali e il passaggio continuo e costante di merci e di persone. È una questione dirimente che il prefetto Andrea Polichetti, con cui il confronto è costante, ben conosce. E poi c’è un ultimo aspetto, di eguale importanza.

Cioé?

I danni connessi alla chiusura della Regina. Ho incontrato operatori turistici, ristoratori, frontalieri (molto arrabbiati) e tantissime altre espressioni del territorio. E poi ci sono gli studenti e i lavoratori che gravitano su Como. Perché spostando parte del baricentro sulla Lariana, anche l’ingresso nel capoluogo sarà ancor più complesso. Tutti vogliono la variante della Tremezzina, ma tutti vogliono essere informati. Quello della variante dovrà essere un “cantiere evento”, con aggiornamenti settimanali. E poi c’è l’aspetto dell’urgenza ed emergenza. L’aspetto sanitario sin qui nessuno l’ha calcolato. Io lo sto affrontando. Ne ho parlato con Asst e Anas.

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