Variante, spiraglio per i detriti nel lago

Griante L’ipotesi era stata bocciata da Arpa, mentre Giorgetti ha dato segnali di apertura. Per sbloccare la situazione serve un decreto ministeriale

Griante

Servirà un Decreto ministeriale - e dunque un impegno forte del Governo - per sbloccare la situazione di impasse in cui è finita la delicata partita relativa al conferimento a lago dei materiali di scavo della variante della Tremezzina, in primis in corrispondenza del portale nord della Ca’ Bianca di Griante. Partita che l’Amministrazione provinciale aveva aperto con uno studio ad hoc nei primi anni Duemila e che ora potrebbe trovare un nuovo impulso a fronte anche delle parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha riaperto dal palco della “Festa del Lagh” di Lezzeno questa ipotesi in verità mai del tutto accantonata. Questo dopo il “no” fermo di Arpa, l’ente regionale che si occupa di monitorare e tutelare l’ambiente a questo tipo di soluzione.

Ca’ Bianca

Lo stesso presidente provinciale Fiorenzo Bongiasca, a margine della lunga intervista rilasciata ieri al nostro giornale, ha confermato che «lo studio relativo al conferimento di una parte dei materiali di scavo della Ca’ Bianca, opportunamente trattati, nel tratto di lago antistante il portale nord è tutt’altro che dimenticato in un cassetto». Materiale che ovviamente nella fascia centrale dello scavo dovrebbe risultare interamente depurato anche dalla presenza di arsenico naturale.

Cosa conteneva lo studio di Villa Saporiti - a firma dell’ingegner Bruno Tarantola - è presto detto e cioè che il tratto di lago antistante la Ca’ Bianca (dati ricavati a seguito di uno studio batimetrico) degrada dolcemente e dunque si presta ad ospitare isolotti sommersi (sul modello svizzero) capaci di migliorare l’attuale ittiofauna. Gli isolotti sarebbero stati realizzati in un punto in cui il lago li avrebbe completamente ricoperti, con una puntualizzazione e cioè che il materiale di scavo non sarebbe stato gettato direttamente nel lago, bensì opportunamente trattato, lavato (cioè depurato da polvere e scorie) e ridepositato nelle acque della Ca’ Bianca attraverso l’utilizzo di tramogge.

Il tratto indicato per prelevare questo materiale si interfacciava direttamente con quello centrale della galleria principale, il cui scavo peraltro non è ancora iniziato. E in un’intervista rilasciata tempo fa al nostro giornale l’ingegner Tarantola - considerato a pieno titolo il “papà” del progetto della variante (almeno sino alla progettazione definitiva) - aveva chiarito che «realizzare questi isolotti sommersi sarebbe costato di più che trasportare il materiale nei siti di conferimento».

Valutazione sui costi

Questo per dire che non si trattava e tuttora non si tratta di una soluzione di comodo, bensì di una soluzione pensata per abbattere i livelli di Co2 dati dal trasporto con i camion dello “smarino”. Dunque ora serve un segnale dalla politica per riaprire questa partita che anche un alto esponente del Governo come il ministro Giancarlo Giorgetti ha confermato non essere del tutto accantonata, fornendo così un assist al presidente Bongiasca - grazie al suo consueto pragmatismo - per riportare in auge lo studio.

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