Addio tra le sirene delle ambulanze al pensionato di Appiano annegato in piscina: «Servirebbe più gente come Carlo»

Il lutto Grande partecipazione al funerale dell’uomo annegato nella piscina di casa. Molti volontari del Sos in divisa: «Come soccorritore ha sempre fatto del bene alle persone»

Le sirene delle ambulanze per l’addio a Carlo Fioravanti, uno dei padri fondatori dell’Sos Appiano Gentile.

Tanta partecipazione e commozione ieri ai funerali dello storico volontario, vittima mercoledì sera di un tragico incidente. È annegato nella piscina di casa, complice la ridotta capacità motoria che da anni lo costringeva a camminare con l’ausilio di stampelle e a girare in paese su uno scooter elettrico per disabili. L’ipotesi più accreditata è che sia inciampato nella scaletta e non abbia più avuto la forza di uscire dalla piscina, in cui era caduto con la testa all’ingiù. E’ stato rinvenuto ormai esanime, il mattino seguente, dalla sorella Maria. Proprio i volontari dell’Sos Appiano, col supporto dei vigili del fuoco, hanno avuto il doloroso compito di recuperarne il corpo privo di vita.

«Il nostro grazie»

Ai funerali, la “famiglia” dell’Sos Appiano è intervenuta con una delegazione di volontari in divisa. Presenti, oltre all’attuale presidente Alessandro Brivio, anche alcuni suoi predecessori: Gabriele Arrigoni, Paolo Ostinelli e Beniamino Martegani. Al termine della messa funebre sei volontari hanno portato a spalla il feretro all’esterno della chiesa, dove ha ricevuto un corale saluto e ringraziamento al suono delle sirene delle ambulanze che in tanti anni di servizio aveva guidato (volontario attivo dal 1979 al 2013, poi socio benemerito).

«Abbiamo fatto un percorso insieme e siamo qui oggi per dirti grazie e arrivederci», il commosso addio dell’amico ed ex collega Cesare Colzani: «Abbiamo condiviso almeno trent’anni nel servizio di soccorso – ha spiegato a latere delle esequie – Noi la morte l’abbiamo vinta facendo del bene. Lui ne ha fatto tanto come soccorritore, ma anche in silenzio. Se si rendeva conto che una persona aveva bisogno la aiutava».

«Aiutava in silenzio»

Nell’omelia il prevosto, monsignor Erminio Villa, ha detto: «Ce ne vorrebbero di più di persone come Carlo. Il morire non è l’atto di un giorno, di un minuto, ma è il senso che diamo alla vita. Non vivo per me, ma per gli altri. Giorno per giorno diamo la nostra vita, il tempo, le capacità, le energie, la professionalità e mettiamo gratuitamente a disposizione degli altri quello che siamo; questo è il morire cristiano. Vedo giovani e adulti che hanno la stessa passione di Carlo e che sono qui per ringraziarlo. I buoni esempi vanno riconosciuti. Oggi affidiamo Carlo a Dio, lo ricompenserà per il bene che ha fatto».

Rivolgendosi in modo particolare ai familiari, ma non solo, il prevosto ha aggiunto: «Quando capiamo che lui ci manca, torniamo a rileggere la sua vita come un dono e di questo saremo riconoscenti al Signore. Come diceva Sant’Agostino, non lamentiamoci con Dio perché ce lo ha tolto, ringraziamolo perché ce lo ha dato». È stato un dono per i tanti che ha soccorso e che, grazie anche a lui, potranno in futuro ricevere assistenza in situazioni di bisogno e di emergenza.

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