Altra vittima del “dottor morte”: «Giustizia è stata fatta per mio padre»

Rovello Porro La figlia di Domenico Brasca commenta la sentenza nei confronti del medico Leonardo Cazzaniga. «Una pena equa, ma per la nostra famiglia c’è stata tanta sofferenza e nessuno ci ridarà il nostro amato papà»

«Giustizia è stata fatta, ma nessuno mi ridarà mio padre, vittima di un cambio turno al pronto soccorso in ospedale, rimane la grande tristezza per il fatto che nessuno sia intervenuto per tempo, nonostante le segnalazioni che vi erano state in precedenza, a fermare il dottor Leonardo Cazzaniga». Non c’è odio, ma molta amarezza nelle parole di Antonella Brasca, figlia di Domenico Brasca, 81 anni, pensionato rovellese, che i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno riconosciuto essere stato, nell’agosto del 2014, la nona vittima del “protocollo”, non autorizzato, di cure palliative ideato dal medico.

«Ne eravamo certi»

«Noi eravamo già certi di quel che era accaduto – racconta ancora la figlia – ciò che abbiamo ottenuto è una soddisfazione triste, anche perché ci siamo di fatto trovati a rivivere, con il processo, quei drammatici momenti in cui il medico che era in precedenza di turno al pronto soccorso aveva aiutato mio padre, ma con il cambio turno era invece entrato in servizio il dottor Cazzaniga. Continuiamo a pensare che tutto ciò si sarebbe potuto evitare; doveva essere il buon Dio a decidere la sorte di mio padre e non certo Cazzaniga». La figlia rievoca i momenti drammatici vissuti dopo l’improvviso decesso del padre: «per il giorno seguente avevamo già prenotato una seduta di fisioterapia a domicilio, nulla sembrava insomma far presagire quel che è poi capitato - prosegue – noi eravamo allora ignari di tutto e abbiamo posto al dottor Cazzaniga moltissime domande, trovandoci davanti a un medico che ha dimostrato pochissima delicatezza, con un atteggiamento prepotente e arrogante».

Nessuna “dolce morte”

Dalla famiglia si sottolinea infine che il protocollo in questione non sarebbe stato affatto una “dolce morte” per i pazienti. «Penso che da parte nostra non si possa comprendere quel che passava in quei momenti nella mente del medico – conclude - spesso abbiamo però sentito parlare di “dolce morte”, ma vogliamo ribadire che nei farmaci che il dottor Cazzaniga prescriveva non c’era nulla del genere».

E’ sulla stessa linea il legale della famiglia, l’avvocato Fabio Falcetta: «giustizia è stata fatta, sulla vicenda del dottor Cazzaniga fortunatamente è intervenuta la Procura, dopo che la commissione interna ospedaliera, indetta a seguito di diversi esposti , l’aveva sostanzialmente prosciolto, con solo alcune prescrizioni. Andremo avanti, per dimostrare anche le responsabilità civili dell’Asst Valle Olona».

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