Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Mercoledì 12 Novembre 2025
«Andati in fumo vent’anni di sacrifici»
Uggiate con Ronago Il racconto di Roberto Gigante, uno dei proprietari della casa danneggiata dall’incendio
Uggiate con Ronago
Il sole e i 18 gradi della tarda mattinata di ieri asciugano a poco a poco le chiazze d’acqua segno degli ettolitri usati dai vigili del fuoco per domare l’incendio di tetto e mansarda della palazzina trifamiliare di via Arzia a Ronago.
Ma non si asciugano le lacrime di Roberto e Rosaria Gigante, proprietari di un’unità immobiliare. Caschetto in testa, volti tirati, ieri mattina sono entrati nella loro casa, hanno trovato segni d’acqua e di tizzoni ovunque, pavimento e pareti annerite. Sono stati accompagnati dai vigili del fuoco di Lomazzo solo per recuperare abiti ed oggetti e trasferirsi in casa del figlio Francesco, apprezzato musicista. Non varcavano più la soglia da circa 20 ore, dal momento in cui il fuoco ha preso 300 metri quadrati di tetto e si sono levati bagliori e colonne di fumo visti in tutto il paese e nei paesi vicini.
Appartamenti inagibili
«Verso le 17 di lunedì ero in casa – rievoca Roberto – E va via la corrente. Come mai, mi chiedo, che strano, non ho niente di elettrico in funzione. Sono uscito, in ciabatte com’ero e mi è venuto incontro il vicecommissario della Polizia Locale Terre di Frontiera, Matteo Gobbi. “Esca, esca” mi ha detto, “sta bruciando il tetto”. Previdente, aveva già staccato corrente e gas ». Il vicecommissario ha fatto uscire tutti, animali domestici compresi e la gatta della famiglia Gigante è ammattita, a star fuori casa, voleva entrare. Poi Gobbi ha tolto le manichette agli idranti, per farli trovar pronti ai vigili del fuoco in arrivo.
«Fuori, ho chiesto che cosa stesse succedendo – continua Roberto – e mi hanno spiegato che il mio vicino ha acceso il camino, ne è uscito fumo. Un altro vicino s’è accorto che il tetto stava prendendo fuoco ed ha lanciato l’allarme».
Imponente la mobilitazione: oltre alla Polizia Locale, sono intervenute sei squadre di vigili del fuoco da Como, Appiano e Lomazzo, cinque ore di lavoro tra spegnimento e smassamento, pattuglie dei carabinieri di Faloppio, del Nucleo Radiomobile e della Guardia di Finanza, l’equipaggio e l’autoambulanza del Sos di Olgiate Comasco, il sindaco Ermes Tettamanti, il vicesindaco Marco Grecchi e l’assessore Vittore Varsalona, la responsabile dell’edilizia privata dell’ufficio tecnico comunale, Cristina Pizzamiglio. Sono otto, più un dimorante, i residenti nella palazzina dichiarata inagibile: cinque sono lontani da casa, in viaggio, secondo quanto s’è appreso, quattro hanno trovato sistemazione da parenti.
«La mia casa rappresenta tutti i sacrifici che, in vent’anni, abbiamo fatto – Roberto è turbato – Io sono un metalmeccanico, frontaliero, emigrato dalla Puglia con la valigia di cartone e appena finito di pagare il mutuo, poco tempo fa, mi sembrava di aver coronato il sogno di una vita e di potermi dedicare allo sport che, a quasi sessant’anni d’età, mi tiene in forma. Ora, chissà».
Lo sconforto
Si fanno incontro i vicini di casa, una offre una stanza libera; un’altra invita a pranzo: «Dai, che ci vuole a prepararvi un piatto di pasta», dice. Ma il boccone non va giù, come non è ancora andato giù alle nove famiglie di Olgiate che hanno perso la casa nell’incendio di una palazzina a fine settembre. In casa Gigante, i vigili del fuoco mettono materiali in sicurezza. Poi, la porta si chiude. Come un tonfo al cuore.
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