«Andati in fumo vent’anni di sacrifici»

Uggiate con Ronago Il racconto di Roberto Gigante, uno dei proprietari della casa danneggiata dall’incendio

Uggiate con Ronago

Il sole e i 18 gradi della tarda mattinata di ieri asciugano a poco a poco le chiazze d’acqua segno degli ettolitri usati dai vigili del fuoco per domare l’incendio di tetto e mansarda della palazzina trifamiliare di via Arzia a Ronago.

Ma non si asciugano le lacrime di Roberto e Rosaria Gigante, proprietari di un’unità immobiliare. Caschetto in testa, volti tirati, ieri mattina sono entrati nella loro casa, hanno trovato segni d’acqua e di tizzoni ovunque, pavimento e pareti annerite. Sono stati accompagnati dai vigili del fuoco di Lomazzo solo per recuperare abiti ed oggetti e trasferirsi in casa del figlio Francesco, apprezzato musicista. Non varcavano più la soglia da circa 20 ore, dal momento in cui il fuoco ha preso 300 metri quadrati di tetto e si sono levati bagliori e colonne di fumo visti in tutto il paese e nei paesi vicini.

Appartamenti inagibili

«Verso le 17 di lunedì ero in casa – rievoca Roberto – E va via la corrente. Come mai, mi chiedo, che strano, non ho niente di elettrico in funzione. Sono uscito, in ciabatte com’ero e mi è venuto incontro il vicecommissario della Polizia Locale Terre di Frontiera, Matteo Gobbi. “Esca, esca” mi ha detto, “sta bruciando il tetto”. Previdente, aveva già staccato corrente e gas ». Il vicecommissario ha fatto uscire tutti, animali domestici compresi e la gatta della famiglia Gigante è ammattita, a star fuori casa, voleva entrare. Poi Gobbi ha tolto le manichette agli idranti, per farli trovar pronti ai vigili del fuoco in arrivo.

«Fuori, ho chiesto che cosa stesse succedendo – continua Roberto – e mi hanno spiegato che il mio vicino ha acceso il camino, ne è uscito fumo. Un altro vicino s’è accorto che il tetto stava prendendo fuoco ed ha lanciato l’allarme».

Imponente la mobilitazione: oltre alla Polizia Locale, sono intervenute sei squadre di vigili del fuoco da Como, Appiano e Lomazzo, cinque ore di lavoro tra spegnimento e smassamento, pattuglie dei carabinieri di Faloppio, del Nucleo Radiomobile e della Guardia di Finanza, l’equipaggio e l’autoambulanza del Sos di Olgiate Comasco, il sindaco Ermes Tettamanti, il vicesindaco Marco Grecchi e l’assessore Vittore Varsalona, la responsabile dell’edilizia privata dell’ufficio tecnico comunale, Cristina Pizzamiglio. Sono otto, più un dimorante, i residenti nella palazzina dichiarata inagibile: cinque sono lontani da casa, in viaggio, secondo quanto s’è appreso, quattro hanno trovato sistemazione da parenti.

«La mia casa rappresenta tutti i sacrifici che, in vent’anni, abbiamo fatto – Roberto è turbato – Io sono un metalmeccanico, frontaliero, emigrato dalla Puglia con la valigia di cartone e appena finito di pagare il mutuo, poco tempo fa, mi sembrava di aver coronato il sogno di una vita e di potermi dedicare allo sport che, a quasi sessant’anni d’età, mi tiene in forma. Ora, chissà».

Lo sconforto

Si fanno incontro i vicini di casa, una offre una stanza libera; un’altra invita a pranzo: «Dai, che ci vuole a prepararvi un piatto di pasta», dice. Ma il boccone non va giù, come non è ancora andato giù alle nove famiglie di Olgiate che hanno perso la casa nell’incendio di una palazzina a fine settembre. In casa Gigante, i vigili del fuoco mettono materiali in sicurezza. Poi, la porta si chiude. Come un tonfo al cuore.

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