Arrivato dalla Sicilia negli anni Sessanta, ora raduna la famiglia: festa per 85 persone

Uggiate Luigi Lo Monaco: «Eravamo nove fratelli, partiti da San Cataldo per cercare lavoro». L’idea del pranzo insieme: «Ci trovavamo solo per i funerali, ora un momento di gioia»

«Ormai, ci si ritrova solo per i funerali. Invece, sarebbe bello ritrovarsi per far festa», ha pensato Luigi Lo Monaco, 84 anni, migrante negli anni ’60 dalla Sicilia per trovar lavoro in Svizzera e poi mettersi in proprio come artigiano edile da questa parte del confine. Per far festa, ha messo insieme 85 parenti che domenica 16 aprile si siederanno a tavola, in un ristorante vicino ad Uggiate Trevano. Qualcun altro è stato raggiunto dall’invito e per motivi vari, non riuscirà ad essere presente. Ma 85 sono già una bella quota.

«Eh, sì – dice Luigi – ho tanta voglia di vederli tutti e tutti insieme» e guarda la moglie Lucia che in quanto a parentado non sta certo indietro. I suoi genitori hanno messo al mondo dieci figli, quattro maschi e sei femmine, ma stavolta tocca al marito risalire sul proprio ramo. Poi, si vedrà.

La storia

«Noi eravamo in nove – continua Luigi – cinque fratelli, Francesco, Giuseppe, Salvatore, io, Eugenio. Siamo sopravvissuti Eugenio ed io. Le sorelle sono tutte vive, Grazia, Concetta, Maria e Lucia, stesso nome di mia moglie. I miei nipoti: chi porta 22 parenti, chi ne porta tre, chi viene dalla Sicilia, chi arriva da vicino. Totale: 74 adulti e 11 bambini». Luigi ha cinque figli, tutti in ditta dove, manco a dirlo, lui non è mai assente.

«Bisognava darsi da fare»

«Mio padre ci ha sempre fatti lavorare tutti – racconta – Aveva terreni, ha costruito una casa colonica, 1.500 piante di vite intorno e bestiame. Non mancava niente, neppure la speranza di un futuro migliore per tutti noi, ma bisognava darsi da fare: anche i più piccoli erano tenuti a dare il loro contributo, giù a San Cataldo, provincia di Caltanissetta, dove siamo nati. La mamma non aveva mai riposo, in casa e fuori casa». Grazia e Maria vivono tuttora in Sicilia; gli altri e le altre si sono accasati lungo lo Stivale, hanno allargato la cerchia familiare e «soprattutto negli ultimi dieci anni – continua Luigi – c’è chi ha perso in salute, chi ha avuto lutti, chi ha sofferto per problemi diversi.È la vita. Io ho sempre tenuto aperta la mia casa, mi piace aver intorno gente, gli amici, le persone care da tempo o conosciute da poco. Ma il sangue non è acqua, come si dice: avere parenti intorno è una gioia che non si può paragonare a niente».

Un mese fa, è partita la staffetta di telefonate, chi chiamava uno e chi chiamava l’altro e intanto Luigi prendeva nota, allungava l’elenco, è girata la voce e in 85 saranno qua, nella domenica dopo Pasqua. Saranno 85 abbracci e che commozione. Un record? «Ma no – conclude Luigi – Ho pensato alla mia mamma, morta nel 1976. Lei sarebbe stata contenta di vederci tutti insieme, felici di stare insieme, sorpresi e anche grati perché i legami non si sono mai spezzati. La vita ci ha dato gioie e dolori. Stavolta, condividiamo la gioia».

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