Chiuso il maxi allevamento di conigli: «L’azienda doveva rifare gli impianti»

Lomazzo Era stato oggetto di sopralluoghi di Ats e della denuncia di un’associazione animalista. Nessuna contestazione amministrativa o penale alla struttura, ma la scelta di non continuare

Lomazzo

Ha chiuso l’allevamento di 5mila conigli oggetto di diversi sopralluoghi di Ats Insubria e di una denuncia alla Procura di Como sporta da Essere Animali: associazione con sede in viale Certosa a Milano, impegnata nella difesa degli animali allevati per l’alimentazione.

Il caso era stato sollevato da una cittadina, che aveva segnalato all’associazione la presenza di carcasse e ossa di coniglio sparse nei campi adiacenti alla struttura. Dalle immagini, raccolte dagli attivisti, era emerso che il capannone era fatiscente all’esterno e all’interno, il soffitto era ricoperto da uno spesso strato di ragnatele e dalle gabbie, sporche e arrugginite, sporgevano pezzi di ferro che potevano ferire gli animali. Sul pavimento erano accumulati grandi quantità di escrementi. I conigli erano allevati in piccole gabbie con pavimenti in rete metallica.

L’azienda era stata oggetto di prescrizioni già nel 2017. Nel 2022, dopo la denuncia di Essere Animali, Ats Insubria aveva effettuato un ulteriore sopralluogo, ma non aveva rilevato gli estremi per elevare sanzioni amministrative o intentare procedimenti penali, per questo la denuncia era stata archiviata.

L’esposto però un effetto l’aveva sortito: l’assegnazione all’allevamento di un livello di rischio più elevato. Conseguenze? L’intensificazione della vigilanza e predisposizione di un piano di azioni, che se non effettuate, avrebbero dato luogo a nuove prescrizioni. L’azienda avrebbe dovuto intervenire nell’allevamento mediante opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, revisione dei sistemi di aspirazione e ventilazione, pulizia e sanificazione di tutti gli ambienti, delle attrezzature e revisione dei piani di disinfestazione, ma alla fine ha chiuso e quindi le opere di adeguamento non sono più necessarie.

Simone Montuschi, presidente Essere Animali, evidenzia: «Questo caso dimostra che purtroppo gli allevamenti con situazioni critiche a livello di struttura e gestione degli animali sono molto diffusi, ma dimostra anche quanto sia importante che i cittadini siano attivi nella documentazione e nella denuncia di queste problematiche».

Sul tema dell’allevamento in gabbia. «In Europa nove cittadini su dieci ritengono che gli animali non dovrebbero essere allevati in gabbie individuali, eppure questa è ancora la norma per oltre 300 milioni di conigli, galline, scrofe, vitelli, quaglie e oche: più di 40 milioni solo in Italia. Chiediamo alle istituzioni di vietare le gabbie nel nostro Paese e in generale in Unione Europea. Il nostro Governo può giocare un ruolo fondamentale sostenendo la transizione verso sistemi più rispettosi del benessere dei conigli e di tutti quegli animali ancora allevati in gabbia».

In Italia sono presenti oltre 4mila allevamenti di conigli e più del 90 per cento in gabbia. Il numero di animali allevati è di circa 10 milioni.

La Lombardia è la seconda regione, dopo il Veneto, per numero di allevamenti in Italia e conta circa 1 milione e 5mila conigli allevati (dati Bdn Anagrafe Zootecnica - 2025). Le gabbie tradizionali costituiscono la norma nell’allevamento di questa specie, non solo in Italia ma anche per l’85 per cento della produzione complessiva dell’Unione Europea dove Spagna, Italia e Francia risultano essere i maggiori produttori.

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