Cinque ore sull’asfalto dopo l’incidente. Il fratello della vittima: «Nessuno si è mai scusato»

Rovello Porro Per problemi di confini, il corpo di Michele Garruto era rimasto a lungo in strada. L’amarezza dei familiari del motociclista: «Eppure dopo un anno nulla è ancora cambiato»

Il 7 luglio del 2022 moriva in un incidente stradale lungo la Provinciale 31 bis, al confine tra Rovello Porro (Como), Ceriano Laghetto (Monza e della Brianza) e Saronno (Varese), Michele Garruto, hair stylist trentenne di Solaro. In sella alla sua moto non era riuscito a evitare l’impatto contro un furgone in manovra. Da allora sono passati quasi nove mesi, ma fanno ancora notizia le cinque interminabili ore in cui la salma è rimasta sull’asfalto sotto gli occhi dei familiari. La ragione? Una questione di confini.

La vicenda

Il Chilometro 1, dove il parrucchiere ha perso la vita, è terra di nessuno: né della Provincia di Como, né della Provincia di Varese, né della Provincia di Monza e della Brianza.

Un’anomalia che aveva rallentato l’individuazione della Procura competente e di conseguenza del magistrato autorizzato a concedere il nulla osta alla rimozione del cadavere. Lo ricorda con forza Teodoro, fratello maggiore di Garruto, diventato papà bis a settembre: «Mia moglie ha voluto che chiamassimo nostro figlio Michele. È un po’ dura ogni volta che pronuncio il suo nome: penso a mio fratello sotto un telo in mezzo alla strada».

Cita gli atti: «Michele quel giorno stava tornando a casa dal suo salone di Rovellasca. Secondo le perizie viaggiava nella sua corsia a 75 chilometri orari, entro i limiti di velocità, quando il furgone, contro cui ha impattato, ha effettuato un’inversione a U in un tratto con doppia riga continua. Siamo stati informati dalla Procura di Busto Arsizio che il conducente è iscritto nel registro delle notizie di reato, ma quando ci sarà il processo?».

Teodoro si rivolge poi ai Comuni e alle Forze dell’Ordine coinvolte: «Via social avevo cercato di contattare i sindaci o gli esponenti delle tre amministrazioni comunali. Non hanno mai risposto e nessuno si è scusato per quelle cinque ore, senza contare che non è cambiato nulla: sulla 31 bis niente indica ancora chiaramente i confini». In verità la morte di Michele ha provocato delle reazioni.

Dal Comune di Saronno ci fanno sapere: «La Polizia Locale (ente che aveva rilevato il sinistro) ha adottato una prassi: nel caso fosse la prima forza dell’ordine a intervenire per un incidente in una zona di confine, procederebbe subito con i rilievi e la rimozione della salma».

Da Rovello Porro Claudio Lattuada, assessore con deleghe Vigilanza e Tecnico Manutentiva: «Recentemente ne abbiamo parlato col comandate dei carabinieri della stazione di Turate. L’idea sarebbe coinvolgere i Comuni confinanti, le Province, per installare dei cippi sulla 31 bis. A gennaio è morta la dipendente comunale Paola Greselin lungo la strada parallela, la 31, che presenta le stesse problematiche».

L’incidente di Michele è anche al centro dell’attenzione dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada. La presidente Giuseppa Cassaniti: «Vogliamo costituirci parte civile nel processo penale». L’Associazione ha postato il caso Garruto sulla sua pagina Facebook. Ha registrato 138 condivisioni, 88 commenti e 324 reazioni.

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