Confessa l’omicidio di Millefanti: «Mi sono solo difeso». Ma resta in carcere

Al Bassone Ieri l’interrogatorio di convalida di Luca De Bonis fermato per la morte di Manuel Millefanti. Ha confermato al giudice la versione già fornita ai carabinieri e al pubblico ministero. Affidata l’autopsia

Nessun ripensamento. Nessun cambio di rotta rispetto alla confessione rilasciata nella serata di lunedì, a nemmeno 24 ore dall’omicidio di Manuel Millefanti, 43 anni di Oltrona San Mamette, davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo di Como e della stazione di Appiano Gentile dove era stato condotto.

Si è tenuto ieri pomeriggio, nel carcere del Bassone, l’interrogatorio di Luca de Bonis, 33 anni di Appiano, accusato dalla procura di Como (pm Antonio Nalesso) del colpo di coltello al cuore che aveva posto fine alla vita dell’amico dopo una festa proseguita per 12 ore, a base soprattutto di alcol, vino e birra, ma su cui sono in corso approfondimenti da parte degli inquirenti.

La ricostruzione

L’indagato, davanti al giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti, ha confermato pienamente la sua confessione già rilasciata davanti al pm, una scelta che ha portato alla convalida del fermo e all’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere.

De Bonis era crollato dopo essere stato condotto, alle 13 di lunedì – l’omicidio è delle 4.30 della notte precedente nella casa di via Marconi di Millefanti, a Oltrona – nella caserma di Appiano per essere sentito come persona informata sui fatti. Da una foto che lui stesso aveva postato sui social, solo due ore prima dell’omicidio, già nel pieno della notte, era risultato l’ultimo ad aver visto in vita Manuel.

E le domande del capitano Cristiano Barboni, comandante del Nucleo investigativo di Como che gli stava di fronte, erano partite proprio da qui.

Il trentatreenne aveva provato a “resistere”, dicendo di aver lasciato la casa prima che tutto avvenisse, ma le immagini delle telecamere poco distanti dall’abitazione dell’amico – che lo riprendevano dopo le 4.30 di notte – l’avevano fatto crollare.

Via via si erano uniti altri elementi, come il paio di scarpe indossate (riprese dalla telecamera e che ancora aveva ai piedi), oppure la custodia del coltello da cucina rinvenuto dove dormiva il sospettato, la cui custodia era rimasta nell’appartamento di Manuel.

Alla fine insomma De Bonis era crollato, parlando degli eccessi di alcol di quella sera (e forse anche di stupefacenti), dell’amico che l’aveva schiaffeggiato e colpito e della sua reazione, impugnando il coltello per colpirlo al petto. Una versione ieri confermata di fronte al giudice.

Le indagini proseguono

Le indagini intanto proseguono. Il pm ha infatti affidato l’incarico per l’autopsia chiedendo al medico anatomopatologo dell’ospedale Sant’Anna la causa della morte, ma anche i mezzi che l’hanno prodotta e il tempo in cui sarebbe avvenuta, ovvero quello trascorso dalla coltellata al decesso.

Affidato anche l’incarico al perito per analizzare i tre telefoni cellulari posti sotto sequestro, i due della vittima e l’unico del sospettato. Apparecchi da cui verranno estratte telefonate, foto, messaggi, contatti delle ultime ore ma anche dei giorni precedenti.

Infine, la famiglia della vittima ha nominato ieri un avvocato che li assisterà nella vicenda processuale, il legale del foro di Como Annalisa Abate, che per il momento – contattata ieri al telefono – non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

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