De Bonis incastrato grazie alle telecamere e tradito dalle scarpe bianche e nere

Delitto a Oltrona Il suo passaggio registrato dall’occhio elettronico nel cuore della notte

Dopo il colpo mortale al petto, secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri, Luca De Bonis è uscito di casa, dalla villetta dell’amico in via Guglielmo Marconi a Oltrona San Mamette. Ha lasciato la porta aperta, e pure il cancelletto. Ha imboccato la strada a sinistra, è sceso fino alla via Carlo Dominoni dove ha girato a destra in direzione della Lomazzo Bizzarone. Qui, sull’incrocio, è presente una telecamera che l’ha ripreso mentre cammina barcollando, andatura figlia verosimilmente dell’alcol bevuto nelle 12 ore precedenti.

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È questo il primo importante elemento nelle mani degli inquirenti del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Como. Quel fotogramma, seppur non molto definito, è servito per dimostrare come Luca fosse passato in quel punto non all’ora che aveva indicato in un primo momento, contraddicendosi, bensì molto tempo dopo.

Non solo: nell’immagine, dove Luca non è riconoscibile, si vede però un paio di scarpe molto particolare, con una banda bianca su uno sfondo nero. Le stesse scarpe che i carabinieri si sono poi trovati di fronte dopo aver intercettato il sospettato, alle 13 di lunedì, camminare lungo la Lomazzo Bizzarone.

Le indagini hanno permesso di ricostruire anche quanto fatto dal sospettato dopo il presunto colpo al cuore dell’amico. Ha infatti camminato da Oltrona, nel pieno della notte, fino a quella che era diventata la propria casa, un locale nella corte di via San Pietro a Beregazzo con Figliaro. Lì ha dormito, fin quando la mattina successiva si è rimesso in moto, venendo poi intercettato dai carabinieri. I militari, quando nella serata di lunedì hanno perquisito il locale che era la dimora del sospettato, hanno trovato il coltello chiuso in un cassetto di un piccolo mobile. E proprio il coltello usato per il delitto è un’altra prova.

Quel coltello da cucina, ha raccontato una donna, le era stato rapinato non molto tempo prima proprio da Luca che lo teneva nello zaino. Aveva una custodia molto particolare, e la custodia – quando l’arma è stata posta sotto sequestro – non è stata trovata.

Era invece nella casa di Manuel, già repertata dai carabinieri che hanno indagato sul caso (oltre all’Investigativo anche i colleghi del Norm di Cantù e i militari della stazione di Appiano). Tutti elementi che, messi uno in fila all’altro, hanno finito con l’incastrare il sospettato che alla fine non ha retto, decidendo di confessare.

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