Denuncia i genitori in tv, non al giudice. Stupro e satanismo inesistenti: assolti

Locate Varesino Innocente la coppia di comaschi accusata di abusi e riduzione in schiavitù. Il caso spinto da “Le Iene” era stato riaperto nel 2021 dalla Direzione Distrettuale di Milano

Riti satanici. Stupri di gruppo, ripetuti e violenti. Riduzione in schiavitù, con tanto di minacce e reclusione in scantinati e ripostigli. Accuse terrificanti che avevano trovato nella trasmissione tv “Le Iene” (e non solo) un efficace megafono mediatico. Peccato che quelle accuse fossero tutte frutto di fantasia.

A bollare come tali quelle illazioni, raccolte in decine di denunce oltre che dal microfono della stessa “Iena” che da anni cerca di battersi per sostenere l’innocenza di Rosa Bazzi e Olindo Romano nella strage di Erba, è il giudice delle udienze preliminari di Milano. Che venerdì scorso ha assolto con formula piena due coniugi di Locate Varesino, che ormai da quasi vent’anni sono costretti a difendersi dalle accuse di una donna oggi quarantenne. E che, nel 2000, era stata a loro affidata dopo essere fuggita dai genitori biologici.

Incubo giudiziario

A leggere la lunghissima motivazione con la quale il giudice Sofia Luigia Fioretta ha assolto la coppia comasca, che ha accolto a casa per anni decine di minori tolti dalle famiglie biologiche, c’è da rabbrividere. Ma non per le immagini di stupri e di riti satanici tratteggiate nei programmi tv e nelle denunce, quanto piuttosto per l’incubo giudiziario in cui si è ritrovata la coppia di Locate Varesino.

Un anno fa di questi tempi, i poliziotti erano stati incaricati di notificare un provvedimento cautelare a carico dei due: un’ordinanza di obbligo di dimora con tanto di braccialetto elettronico per le accuse mosse dall’ex figlia loro affidata. Che già aveva denunciato decine di volte la coppia e che, ogni volta, si era vista archiviate tutte le accuse perché del tutto inattendibili e prive di ogni riscontro.

A cambiare il quadro della situazione il fatto che, all’età di vent’anni, la presunta vittima aveva avuto un figlio dal papà affidatario (accusato anche per quello di averla abusata, fatto smentito da una lettera manoscritta della donna nella quale scriveva «nostro figlio è stato concepito da un atto d’amore senza nessun abuso») e che sarebbero emersi referti medici che parlavano di una possibile infibulazione (in realtà mai davvero diagnosticata).

Fatto sta che ai due venne messo il braccialetto elettronico, non fosse che il Tribunale del riesame annullò il provvedimento sostenendo che non vi fossero assolutamente elementi per disporlo. Ma c’è di più.

Assolti con formula piena

Dopo il provvedimento del riesame, il giudice che aveva disposto le misure cautelari aveva disposto di sentire la presunta vittima in incidente probatorio. La donna, anziché correre a raccontare a uno dei pochi magistrati che aveva ritenute attendibili le sue denunce, non si è presentata e il suo avvocato aveva depositato un parere “pro veritate” in cui un luminare sconsigliava «di far rievocare alla persona offesa le vicende». Peccato che la “persona offesa” quelle vicende non aveva avuto alcun timore di rievocarle alle telecamere accese de “Le Iene”, ben dopo la convocazione del giudice.

Inoltre è emerso che la stessa era già stata imputata per simulazione di reato, dal quale si era salvata solo per l’avvenuta prescrizione. E ancora: che nel corso degli anni era riuscita a denunciare «praticamente tutte le persone con le quali ha avuto a che fare»: i genitori naturali, il fratello, un sacerdote, un ex compagno, i genitori affidatari, e pure i giudici di Siena. Di più: che sulle sue denunce avevano indagato già quattro diverse Procure, prima della Dda di Milano: Como, Genova, Firenze e Siena. Ogni volta con lo stesso risultato: archiviazione o assoluzione con formula piena.

E poi: i riferimenti ai satanisti si riducono «ai contatti con una giovane di 29 anni il cui profilo facebook pare indicativo di interessi» in materia di satanismo, «ma era una persona che aveva contatti con un figlio» della coppia e non certo con loro. E inoltre non è mai emerso alcun «documento o teste diretto ed oculare» e «molte circostanze risultano incongrue e ambigue» senza contare che «numerosi fatti sono stati smentiti da altre dichiarazioni o riscontri investigativi» e che vi sono «elementi a discarico» non presi in considerazione dall’accusa.

Per il giudice non vi sono dubbi: i due imputati vanno assolti da tutte le accuse. E vanno assolti con formula piena.

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