«Graziella e Robi inseparabili, vite dedicate agli altri»

La tragedia di Uggiate Il ricordo di don Roberto Secchi: «Per loro ero come un figlio. Erano anime belle e generose». La commozione in parrocchia

Uggiate Trevano

Ad una ad una, si spengono le luminarie e gli addobbi natalizi ad Uggiate, mai così illuminato come quest’anno.

L’aveva chiesto il sindaco, Ermes Tettamanti, poche ore dopo la notte dell’impensabile, quando Roberto Bianchi e la moglie, Graziella Botta, sono stati trovati senza vita.

«Lunedì 22 dicembre, in segno di vicinanza e rispetto per Graziella e Roberto, spegniamo le luminarie e gli addobbi natalizi, un piccolo gesto per sentirci comunità in un momento tanto triste»: è l’appello del sindaco che per ore, con il vicecommissario della Polizia Locale Matteo Gobbi, era rimasto fuori dalla casa dei due sposi ed un cagnolino, nell’attesa come pubblico ufficiale e nel dolore come amico e concittadino.

Eppure, ad Uggiate, non è profondo buio. C’è un filo luminoso ed invisibile agli occhi, ma visibile al cuore, come dice lo scrittore Antoine De Saint Exupéry, che lega una Comunità, si estende ai paesi intorno, si raccoglie agli angoli delle strade e tra le mura di casa.

Il cordoglio

È il filo della fede nell’Eterna Misericordia, della memoria per l’esempio di bene rappresentato dai due sposi, della vicinanza alle famiglie, ai tre figli Damiano, Giuliano e Serena,dono della prima moglie di Roberto, Maria Teresa, in Cielo da 21 anni.

Le parole della fede sono portate da don Roberto Secchi, già vicario nella Comunità Pastorale di Uggiate e Ronago ed ora segretario del Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni.

Le lacrime

«E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte né cordoglio, né grido di fatica perchè le cose di prima sono passate – don Roberto cita la Sacra Scrittura - Con un grande dolore nel cuore, con le lacrime agli occhi, voglio ricordare Graziella e Roberto, riconoscente per il grande bene che ho sempre ricevuto da loro, per l’amicizia e per l’affetto».

Sottolinea le parole che gli avevano detto: «Non potrò mai dimenticarle: ricordati che sei come un figlio per noi. Custodisco i ricordi dei nostri campi estivi ed invernali e i nostri ritrovi. Quante risate e quanta fraternità. Ciao, Graziella, anima bella. Ciao Robi, amico generoso. Ci ritroveremo un giorno e ci riabbracceremo».

Non dice addio, alla fine. Ma «A Dio. E “A Dio” , domenica e ieri, è stato detto in tutte le Messe, più affollate del solito nelle chiese dove Graziella, “Ministra dell’Eucaristia” distribuiva la Comunione e poi la portava nelle case dei malati.

“A Dio”, nell’oratorio dove faceva catechismo e, con Roberto, cucinava per bambini e ragazzi, una coppia sempre accogliente, sempre sorridente, lui con la battuta sempre pronta e lei che accondiscendeva.

E poi si prendevano sottobraccio e al momento di andarsene chiedevano: «C’è bisogno di qualcosa che possiamo fare?». Lo facevano, condividendo il cammino di una Comunità.

«Sempre sorridenti»

«Mettiamo nel calice di Cristo il nome di Roberto e Graziella», è una delle preghiere di don Roberto Scognamiglio, il vicario.

«Il buio offusca i nostri pensieri e i nostri sguardi. Ma sappiamo che Dio c’è sempre»: è una delle preghiere del parroco, don Sandro Vanoli, tracce per le preghiere dei fedeli.

Dalla Procura, invece, si attende l’esame autoptico per chiarire tutti i dubbi di questa terribile vicenda.

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