«Insegnava senza laurea? Basta l’autocertificazione...

Il caso Il provveditore Giuseppe Bonelli: «Noi ingannati e raggirati. Nessun errore burocratico, anzi il Caio Plinio ha fatto le giuste verifiche»

«Siamo stati ingannati e raggirati. Se si falsifica un titolo si è in una condizione di malafede, non è un errore da parte dell’amministrazione. Si tratta di una questione che ha radici negli anni precedenti, se è emersa è per merito di chi ha fatto verifiche incrociate». Così il nuovo provveditore di Como Giuseppe Bonelli ha commentato la vicenda della “professoressa” che, per vent’anni, avrebbe insegnato grazie a una finta laurea. Si tratta di Viviana Mazzoni, 48 anni di Uggiate Trevano, a cui la Corte dei conti ha chiesto di restituire un quarto di milione di euro, proprio per aver insegnato inglese e tedesco in licei, istituti tecnici, scuole primarie e secondarie di primo grado senza avere il titolo per farlo. E ci è riuscita finché, tre anni fa, la dirigenza del Caio Plinio si è accorta che qualcosa non andava: qui, infatti, Mazzoni avrebbe dovuto svolgere una supplenza annuale in tedesco tra il 18 settembre 2020 e il 30 giugno 2021 presso l’istituto di via Italia Libera.

Gli approfondimenti

I certificati da lei presentati non hanno però convinto e gli approfondimenti hanno permesso di far emergere la presunta truffa. Per il nuovo dirigente dell’ufficio scolastico territoriale – al momento ancora delegato in quanto manca il documento finale a conclusione dell’iter burocratico, ma l’incarico è ormai certo – non si tratterebbe di una negligenza di chi, negli anni, non si è accorto di nulla, ma anzi di un merito del Caio Plinio, che ha fatto ulteriori approfondimenti.

«Il controllo si esegue su un’autocertificazione, se falsificata siamo nel campo della delinquenza – ha evidenziato Bonelli – il suo titolo era un falso “fatto bene”, evidentemente sulle prime non è stato attenzionato. Mi risulta che la vicenda sia piuttosto datata, ora emersa nella misura in cui si è concluso il contenzioso. La signora ha insegnato con questo titolo falsificato, poi individuato dal dirigente del Caio Plinio che ha avuto sospetti».

Ciò che in molti si sono chiesti non appena la notizia è emersa – facendo il giro delle cronache nazionali - è come sia stato possibile che nessuno si sia accorto prima: come spiega il provveditore «per scoprire un falso, bisogna fare la verifica della corrispondenza tra il titolo di studio esibito e il registro dei voti conservati agli atti degli uffici territoriali».

Verifica d’ufficio

Un passaggio che non sempre viene fatto. E invece il Caio Plinio ha proceduto proprio in questa direzione, dopo la lunga carriera della donna trascorsa in numerose scuole comasche. Dall’istituto di via Italia Libera c’è poca voglia di commentare la vicenda: la scuola si è limitata a far sapere che la verifica d’ufficio è stata fatta nei primi mesi del contratto, grazie a norme più stringenti nei controlli applicate negli ultimi anni. La verità sarebbe dunque emersa non per dubbi sul metodo d’insegnamento di Mazzoni, quanto proprio per incongruenze presenti nei suoi certificati.

La “prof” nel corso della sua carriera ha lavorato in numerosi istituti della provincia, era molto conosciuta e proprio per questo la notizia ha scosso tutti. La prossima settimana Mazzoni dovrà comparire davanti al giudice delle udienze preliminari di Como per rispondere della doppia contestazione di truffa e di falso. Complessivamente - come anticipato dal quotidiano Il Giorno - la Corte dei conti ha condannato la finta prof a pagare 247.673 euro, a titolo di restituzione degli stipendi indebitamente percepiti.

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