L’addio a Manuel: «Nessuno si permetta di giudicare»

Oltrona San Mamette In tanti ieri al funerale dell’uomo di 43 anni ucciso dall’amico con cui aveva passato la serata. L’appello di don Romeo Ciapparella: «Abbassiamo le orecchie e la cresta, questo è il miglior modo per ricordarlo»

Una folla silente e commossa per l’ultimo saluto a Manuel Millefanti. Un addio nel segno dell’affetto e della misericordia. «Nessuno si permetta di giudicare, o di esprimere dei pensieri sentendosi magari migliore, nessuno» il deciso monito del vicario, don Romeo Ciapparella, ieri ai funerali celebrati nella chiesa parrocchiale. «Stiamo calmini, abbassiamo le orecchie e la cresta. Cerchiamo di credere nella misericordia di Dio. Il Signore è capace soltanto di abbracciare, di perdonare, di vivere la misericordia e in questo momento Manuel vive questo abbraccio e noi lo dobbiamo vivere con lui. Questo penso sia il modo migliore di ricordarlo e fargli un regalo. Siamo qui con te».

L’ultimo saluto

Ieri pomeriggio erano davvero in tanti in chiesa per lui e per stringersi in un abbraccio solidale ai suoi familiari. Chiesa talmente gremita che molti sono rimasti all’esterno durante la celebrazione. La comunità ha sentito il bisogno di testimoniare, anche con la propria presenza, l’affetto per Manuel e per i suoi cari. «Siamo qui nel nome di Dio, oltre che di Manuel, per cercare pace, serenità, risposte alle domane che ci sovvengono in questo momento – ha detto don Remo - Rivolgiamo al nostro Manuel l’estremo saluto della pietà cristiana e dell’affetto che tutti noi abbiamo avuto per lui e continueremo ad avere. Questo rito esprima il nostro affetto per lui, consoli il nostro pianto e confermi la nostra speranza: un giorno ci ritroveremo tutti nella casa di Dio Padre, l’amore di Gesù trasforma la morte in un’aurora».

Parole di speranza per dare consolazione a una famiglia e una comunità ferite. «Non spaventiamoci del fatto che siamo turbati, è normale vuol dire che siamo vivi, che siamo uomini, anzi dobbiamo esserlo sempre di più. È quello che ha cercato Manuel, ha cercato di essere un uomo, ha cercato, ha cercato. Sant’Agostino diceva “Inquieto è il nostro cuore, finché non riposi in te”. È l’immagine di Manuel, della sua esperienza. Manuel ha trovato la sua pace, certo in modo drammatico, ma l’importante è il risultato. Questo ci deve consolare, deve consolare le persone che gli hanno voluto bene e hanno tentato di aiutarlo. Impariamo ad avere l’umiltà di metterci davanti al Signore e ascoltare le risposte, che non sono di morte, ma di vita, di speranza».

Parole di comprensione

Nessun cenno esplicito nell’omelia a chi ha posto fine in modo violento alla vita di Manuel, per quanto anche a lui, dal punto di vista della pietas umana e cristiana, possa essere indirizzato l’invito a non giudicare. La prima a non emettere giudizi è la madre della vittima, che ha avuto parole di “comprensione” per chi ha provocato la morte del figlio. «Capisco anche l’altra parte, è una persona con problemi come ce li aveva mio figlio. Non erano lucidi – ha dichiarato mamma Francesca - Non gli auguro del male perché ho passato anch’io con Manuel momenti un po’ particolari e so che in quelle circostanze non sono loro. Non giudico, ci penserà la giustizia. Ha sbagliato ed è giusto che paghi, ma io non auguro del male a nessuno».

A quel figlio tanto amato e così tormentato un’ultima materna carezza al feretro.

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