Lomazzo, coltellate al rivale. Ma l’accusato di tentato omicidio si difende: «Mi ha aggredito prima lui»

L’inchiesta Interrogatorio in carcere per Antonio Turbiglio. Il Gip ha convalidato l’arresto per il tentato omicidio

Ha risposto a tutte le domande che gli sono state formulate dal giudice delle indagini preliminari Walter Lietti, ma la versione fornita da Antonio Turbiglio, 47 anni originario della provincia di Teramo, è stata molto diversa da quella raccontata dalla sua compagna e dal testimone di questa vicenda. L’uomo, lo ricordiamo, è accusato del tentato omicidio di Davide Ongaro, 35 anni di Como, suo rivale in amore. Al termine di una lite quest’ultimo era stato colpito con più fendenti all’addome e al braccio. Tuttavia, assistito ieri dall’avvocato Laura Gradanti, il racconto che ne è uscito non ha ricalcato affatto quella che era la storia nota fino a ieri.

Aggredito, scaglia fendenti alla cieca: la versione dell’accusato di tentato omicidio

Prima di tutto, l’arrestato avrebbe detto non solo che la storia con la ragazza non era finita, ma che si era addirittura trasferito a Lomazzo dall’Abruzzo un mese fa per stare accanto a lei. Inoltre, avrebbe riferito che sarebbe stato la vittima ad andare a cercarlo, mentre era in casa di un amico, e che sempre la vittima sarebbe stato il primo ad aggredirlo con una serie di pugni. Lui, sorpreso alle spalle, avrebbe preso il coltello – che teneva con sé proprio per paura di aggressioni – e avrebbe iniziato a scagliare fendenti alla cieca, senza vedere la posizione dell’altro uomo dietro di lui. Una versione che, come detto, non combacia con quella del testimone che a sua volta non combacia con quella della ragazza.

Ma manca la versione della vittima

L’unico a non essere ancora stato sentito, in questa storia, è proprio il ferito. La difesa ha provato al termine dell’interrogatorio a chiedere una misura meno afflittiva ma il gip, dopo aver convalidato l’arresto, ha invece disposto la permanenza in carcere del sospettato. La prognosi del trentacinquenne di Como è stata quantificata in trenta giorni.

Turbiglio, dopo l’aggressione, secondo la ricostruzione dei carabinieri si era allontanato in macchina, poi fermato quando aveva raggiunto Lurago Marinone. Sarebbe stato proprio il sospettato a portare i militari nel punto in cui aveva nascosto l’arma, occultata all’interno dell’intercapedine di un muro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA