L’omicidio di Manuel: «Luca non voleva uccidere»

Oltrona L’avvocato dell’uomo in carcere dal 23 gennaio chiede di derubricare il reato: «Si era difeso dall’amico ubriaco»

«Si è difeso da una aggressione e in ogni caso non c’era la volontà di uccidere, come dimostrato dalla stessa autopsia dove viene evidenziata “l’assenza di accanimento”. Se davvero avesse voluto uccidere, avrebbe inferto altri colpi e non si sarebbe allontanato».

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È questa, parola più parola meno, la tesi della difesa di Luca De Bonis, 34 anni di Appiano Gentile, accusato di aver ucciso l’amico Manuel Millefanti (43 anni) al termine di una serata di alcol ed eccessi che avevano trascorso insieme nella casa di Millefanti ad Oltrona San Mamette. Fatto di sangue che risale alla prime ore della mattina del 22 gennaio di quest’anno.

La memoria difensiva

La tesi è contenuta nella memoria che è stata depositata nelle scorse ore, a firma dell’avvocato Fabrizio Natalizi, sul tavolo del pubblico ministero Antonio Nalesso. Una posizione che ricalca ciò che l’arrestato aveva detto fin dal primo momento ma che ora passerà al vaglio dello stesso pm e degli elementi raccolti dai carabinieri dell’Investigativo di Como che coordinarono le indagini.

Nelle scorse ore infatti la Procura aveva chiuso le indagini, contestando l’omicidio ma anche due ulteriori rapine avvenute nei giorni precedenti al delitto che avevano giocato un ruolo nel risalire al sospettato. La prima era avvenuta ai danni di una ragazza che l’indagato conosceva e che viveva in una tenda nel bosco tra Oltrona San Mamette e Appiano Gentile.

L’uomo l’aveva tirata fuori dalla tenda con la forza strappandole il coltello che aveva brandito per difendersi, la stessa arma poi usata per l’omicidio di Millefanti. E sempre con quell’arma il sospettato aveva poi avvicinato e rapinato un automobilista che sostava poco distante, costringendolo a consegnare una somma che era stata quantificata in circa 40 euro.

Tornando però alla memoria depositata dalla difesa in questi giorni, viene chiesto alla Procura di valutare una derubricazione dell’omicidio in colposo oppure in preterintenzionale, proprio per essersi difeso dall’aggressione dell’amico che - secondo la difesa - quando beveva diventava violento.

La foto su Facebook

Si parla al proposito della foto postata su Facebook poco prima del delitto, con molte bottiglie sul tavolo a dimostrazione dell’alcol bevuto. La tesi è insomma che De Bonis sapeva di quella foto, e quindi mai – se avesse voluto uccidere – si sarebbe allontanato così, sapendo che sarebbero subito risaliti a lui. Tra l’altro secondo l’avvocato Natalizi anche il solo colpo inferto, arrivando al cuore ma di striscio, e l’allontanarsi dalla casa con Millefanti ancora in vita (che chiamò la madre) – « il decesso avvenne circa un’ora dopo il fatto», sostiene la difesa – testimonierebbero la non volontà di uccidere ma di difendersi.

Ma c’è un’altra istanza avanzata sempre dal legale dell’indagato: quella di valutare una perizia sull’eventuale vizio parziale o totale di mente dell’arrestato che aveva assunto farmaci che gli erano stati prescritti ma che aveva anche consumato, quella sera, grossi quantitativi di alcol incompatibili con quel medicinale.

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