L’usuraio con ufficio in centro: confiscati cinque immobili

La decisione Lo Stato gli “espropria” beni per oltre 400mila euro. La decisione in seguito alla condanna a cinque anni di detenzione

Era stato protagonista di uno degli episodi di usura che tanto avevano fatto discutere in città, proprio perché avvenuti tra le vie del centro storico e non solo, con protagonisti e vittime anche noti.

Nei guai erano finiti in sei, tutti che poi avevano definito la propria posizione con la giustizia. In queste ore, la guardia di finanza ha reso noto che il principale indagato di allora, Gabro Antonio Panfili, 75 anni, ha ricevuto il provvedimento che determina la confisca, in via definitiva al pari della sentenza, di cinque unità immobiliari dal valore complessivo di 406.367 euro, sparse tra Como e Cadorago.

L’indagine della Gdf

L’indagine in questione – che trattò appunto il tema dell’usura, con prestiti che per la Procura di Como Panfili concedeva a tassi che su base annua potevano arrivare all’80% (tra il 6 e il 10% su base mensile) – aveva preso il via come “costola” di quella più ampia relativa alle false coop attive sul territorio. Decisive erano state le dichiarazioni del commercialista comasco Bruno De Benedetto, che di quel giro di usura era stato tra le vittime. Ma nel giro illecito, secondo quella che era stata la tesi del pubblico ministero Pasquale Addesso, erano finiti anche altri professionisti, imprenditori e piccoli artigiani rimasti a corto di liquidità raggirati non solo dal settantacinquenne, ma anche da altri due imputati che pure loro nei mesi scorso avevano definito la loro posizione con la giustizia.

Gli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Como in quei mesi avevano anche ricostruito le dimensioni di patrimoni personali e familiari ritenuti del tutto sproporzionati rispetto alle entrate degli indagati. Era stato lo stesso gip, Andrea Giudici, a scrivere che i «beni nelle disponibilità di Panfili» risultavano «sproporzionati rispetto alle capacità reddituali» ritenendoli dunque profitto delle usure commesse.

Provvedimento definitivo

Insomma, in questi giorni il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria ha presentato il conto di quanto scritto sopra, confiscando in via definitiva le cinque unità immobiliari. La notizia è stata data direttamente dalla finanza: «Le indagini erano state svolte – si legge nel comunicato - nei confronti di un soggetto che nel pieno del periodo pandemico, in particolare nel primo semestre 2020 e con il concorso dei propri familiari, elargiva prestiti usurari nei confronti del pubblico servendosi di un ufficio in centro città a Como». Le pene detentive dopo la decisione di patteggiare sono «nel frattempo divenute definitive e consistono in 5 anni nei confronti del principale indagato, 2 anni per la coniuge, 1 anno e 4 mesi ad entrambe le figlie». «Il provvedimento notificato – è la chiosa - sancisce la definitività della confisca degli immobili acquisiti con i proventi dell’usura; tali immobili vengono ora assegnati all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati che ne valuterà la loro destinazione».

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