Margherita Rosa, addio a soli 17 mesi. Il ricordo del papà: «Eri la nostra luce»

Binago Lutto in paese per la scomparsa della bimba, colta da un improvviso malore nel sonno. «In ospedale mia moglie è stata straordinaria, raccontando storie e facendole ascoltare musica»

«Il Signore prende i migliori fiori del campo. Adesso la nostra Margherita Rosa è un angioletto». Nel dolore per la perdita della figlioletta di appena 17 mesi, i suoi genitori trovano la forza di vedere la luce nel dramma in cui sono precipitati da venerdì scorso. «Mia moglie si è svegliata e si è resa conto che la bambina non respirava più – racconta il padre Sebastiano Basile – Mia moglie, che fino alla nascita del nostro primo figlio era volontaria della Croce Rossa di Uggiate Trevano (io lo sono tuttora), ha compreso la gravità della situazione e ha cominciato a praticarle il massaggio cardiaco, intanto ha chiamato i soccorsi. Non ho parole per esprimere la mia gratitudine; in poco tempo si è attivata una straordinaria catena dei soccorsi. Sono intervenuti ambulanza, automedica, elisoccorso. Prima di arrivare al pronto soccorso dell’ospedale Del Ponte di Varese avevano ripreso il battito. In ospedale hanno fatto di tutto, hanno cercato il miracolo. L’hanno portata in rianimazione pediatrica e l’hanno messa in ipotermia a 33 gradi per tutelare il cervello».

Da quel momento è iniziata un’altalena tra angoscia e speranza, supportati dalla fede e dal grande affetto di cui sono stati circondati. «Da venerdì abbiamo pregato tutti i Santi del Paradiso. Non ci ha mai lasciato soli il nostro amico, don Luigi Marcucci. Abbiamo sentito la vicinanza dei nostri familiari e dei tanti amici, volontari della Cri di Uggiate Trevano e i colleghi della Cosmint dove lavoro, che sono come una famiglia. La preghiera è cominciata a cascata».

«Mia moglie aveva in braccio mia figlia, io che le abbracciavo e dietro don Luigi che ci stringeva in un abbraccio. È stato doloroso»

Per giorni è stato un susseguirsi di terapie, analisi, controlli nella speranza di restituire la piccola alla vita. «Mia moglie (Daniela Achini, fisioterapista) è stata straordinaria. Le è sempre stata vicino, ha avuto un coraggio da leone. Giorno e notte le raccontava storie, le faceva ascoltare la musica, abbiamo sperato. Abbiamo bussato alla porta del Signore in tutti i modi. Piano piano l’hanno riscaldata e quando è arrivata a 35° le hanno fatto un’altra Tac, ma non c’era più niente da fare – prosegue il padre - Abbiamo firmato il consenso alla donazione degli organi, per aiutare altre persone, ma alla fine non è stato possibile. Quando abbiamo deciso di staccare la spina (lunedì), sembrava di vedere la Sacra famiglia. Mia moglie aveva in braccio mia figlia, io che le abbracciavo e dietro don Luigi che ci stringeva in un abbraccio. È stato doloroso».

Difficile staccarsi da lei. «Era la nostra luce. Cominciava a dire le prime parole, a chiamare mamma, papà e il fratellino Riccardo (di sei anni) – afferma il padre - Le avevamo comperato una borsetta del primo soccorso, me la immaginavo già volontaria della Cri. È dura entrare in casa e non vederla». Ieri, nel giorno dei funerali, ha potuto coccolarla per l’ultima volta. «Quando la facevo addormentare le cantavo Il Silenzio, da figlio di militare (il padre Riccardo è un ex finanziare; per dieci anni consigliere comunale, ndr) e lei si assopiva – ricorda il papà - All’uscita da chiesa c’è stata una persona che ha suonato Il Silenzio con la tromba; mi sono avvicinato al feretro come se stesse dormendo».

«Vedo sempre la lacrima nel bicchiere vuoto. Medici e infermieri Del Ponte sono stati degli angeli, hanno lavorato anche oltre il turno »

Una folla ai funerali. Presenti anche il sindaco, Alberto Pagani, una delegazione della Cri di Uggiate Trevano e tanta gente. «È una famiglia che ci ha dato un grande esempio di compostezza e di fede – ha detto don Luigi – Nei genitori non ho visto traccia di una comprensibile rabbia. Tante domande, ma non collera».

Nel dolore, la speranza che questa tragedia possa portare frutti positivi. «Vedo sempre la lacrima nel bicchiere vuoto. Medici e infermieri Del Ponte sono stati degli angeli, hanno lavorato anche oltre il turno – conclude il papà – Chiedo, a chi vorrà, di fare una donazione alla Onlus del Ponte e spero che l’esempio del gran cuore di soccorritori e personale sanitario possa spingere altri a seguire il loro esempio». Sarebbe il miglior modo di far crescere altri fiori come Margherita Rosa, chiamata così in ricordo della canzone che il papà cantava al pianoforte quando lei si mosse per la prima volta nella pancia della mamma e di nonna Rosa.

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