Omicidio al parcheggio. Biglietto in casa di Omar: «Se non muoio, farò una strage»

Il delitto di via Giussani Il messaggio trovato dalla Mobile durante una perquisizione. Il presunto omicida di Giuseppe Mazza annuncia «qualcosa di grosso», ma non c’è la data

C’è un particolare inquietante che va ad aggiungersi ai molti che sono emersi in questi dieci giorni di indagini sull’omicidio di Giuseppe Mazza.

È contenuto in alcuni fogli manoscritti che sono stati sequestrati all’indagato, Omar Querenzi. Pagine – è bene tuttavia sottolineare subito che non sono datate e che dunque potrebbero essere state scritte in qualsiasi momento, anche lontano dai fatti di sangue avvenuti tra il Sant’Anna e via Giussani – in cui il trentaduenne di Albiolo parlava dell’intenzione «se non fosse morto» di fare una strage.

Il giorno stesso

I fogli, da quanto è stato possibile appurare, sono già nelle mani della squadra Mobile e del pubblico ministero Simone Pizzotti titolare del fascicolo. Sarebbero stati trovati proprio dagli agenti della Mobile nel corso di una perquisizione domiciliare compiuta il giorno stesso dell’omicidio, la sera dell’11 agosto, quando cioè il ragazzo era già stato arrestato per il tentato omicidio di via Giussani in danno di un giovane del Salvador e dopo che nella Volkswagen Lupo grigia parcheggiata fuori dalla scuola di via Giussani era stato trovato il corpo senza vita di Mazza.

I fogli pare fossero contenuti in un mobile in uso ad Omar ad Albiolo, a sua volta collocato in un locale che frequentava e a cui aveva accesso nonostante ultimamente sembra dormisse su un materasso portato di sotto, in un anfratto che si era ricavato. Come detto in precedenza sul manoscritto non è riportata alcuna data, si percepisce il malessere del giovane raccontato da quelle righe e viene anche annunciata l’intenzione di combinare qualcosa di grosso.

Elemento anche questo che non può non essere tenuto in considerazione nella ricostruzione di quanto avvenuto tra le 10 della mattina dell’11 agosto 2022, alle 12.30 dello stesso giorno quando Querenzi era stato arrestato dalle volanti all’incrocio tra via Giussani e via Varesina.

Secondo quello che è fino ad oggi il quadro accusatorio, il trentaduenne appena dimesso dall’ospedale – intorno alle 9.30 – aveva avvicinato un ragazzino che era con lo zio alla fermata del bus in attesa del padre e l’aveva ferito al torace e ad una mano con un coccio di bottiglia. Erano le 10.

Poi, al McDonald’s di Montano Lucino alle 10.15 aveva “solo” minacciato (sempre con una bottiglia rotta) un altro bambino minore di 10 anni che era in compagnia del padre e del fratellino.

Il ferimento

Spostatosi a Rebbio, tra via Paoli e via Giussani, alle 11.58 aveva colpito al collo con un coccio di vetro un ragazzo del Salvador con la scusa di chiedergli una informazione, motivo per cui è stato arrestato per tentato omicidio. Infine, secondo la procura, avrebbe anche ucciso il pensionato che era in auto – Omar era stato ripreso dalle telecamere alle 12.04 entrare nel parcheggio dove si trovava la vittima – prima di allontanarsi e venire arrestato tra la via Varesina e la via Giussani.

Per compiere tutti questi atti avrebbe usato sempre cocci di bottiglia. Omar non ha mai fornito, fino ad oggi, una spiegazione dell’accaduto.

Sentito dal pm nell’immediatezza del primo arresto, interrogato per poco più di un’ora, aveva sostanzialmente detto di non ricordare nulla, mentre dell’interrogatorio di fronte al giudice si era avvalso della facoltà di non rispondere.

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