Omicidio di Cadorago, via al processo. Valentina uccisa con 58 coltellate

La tragedia Sotto accusa Marco Campanaro. Genitori e sorella della vittima come parti civili. Contestata la doppia aggravante: la crudeltà e il legame della relazione affettiva tra i due

Si è aperto ieri mattina, di fronte alla Corte d’Assise di Como, il processo per la morte di Valentina Di Mauro (33 anni), uccisa barbaramente dal compagno Marco Campanaro il 25 luglio 2022. Quest’ultimo, 38 anni, era presente in aula con accanto il proprio avvocato, Paolo Battaglia.

In apertura d’udienza, si sono costituite come parti civili sia la sorella della vittima sia i genitori, rappresentati dai legali Corrado Viazzo e Vera Dall’Osto. La Corte d’Assise, presieduta da Valeria Costi con a latere Maria Elisabetta De Benedetto (oltre ai sei giudici popolari) ha acquisito tutti gli atti dell’indagine – con l’assenso anche della difesa – che era stata condotta dal pm Mariano Fadda. Dunque non sarà necessario ascoltare testimoni in aula. L’udienza, dopo questi primi importanti passi, è poi stata rinviata al mese di maggio quando si andrà direttamente alle conclusioni della pubblica accusa e all’arringa della difesa.

Acquisiti tutti gli atti

L’omicidio che viene contestato a Campanaro non poteva fare a meno di finire in Corte d’Assise, visto che la procura contesta una doppia aggravante, quella della crudeltà e del fatto commesso contro una persona stabilmente convivente e legata da una relazione affettiva. Secondo quello che è il capo d’imputazione, furono ben 58 fra addome, schiena, collo e braccia le coltellate inferte alla povera vittima, otto delle quali dirette in punti vitali.

L’arma usata fu consegnata direttamente dall’imputato nelle mani dei carabinieri che erano poi intervenuti nell’appartamento di Cadorago dove la coppia viveva, in via Leopardi. Il pubblico ministero, quando le indagini erano ancora in corso, aveva chiesto anche un incidente probatorio per valutare la capacità di intendere e di volere di Campanaro al momento dei fatti. Il giudice aveva disposto gli accertamenti nominando lo psichiatra Nicola Molteni. Quest’ultimo aveva riscontrato nell’indagato un «vizio parziale di mente» mentre si accaniva a coltellate sul corpo della compagna, con un disturbo della personalità ma anche con il riconoscimento della «pericolosità sociale».

La ricostruzione

L’aggressione era avvenuta nel pieno della notte. Il quadro di quanto avvenuto era stato ben delineabile da subito, soprattutto grazie alla scena del delitto che lasciava poco margine all’interpretazione: il corpo di Valentina era stato trovato in una pozza di sangue, in bagno, con diverse coltellate al braccio e alla schiena, ma anche con una profonda ferita al collo causata con un coltello da cucina poi recuperato appoggiato a una mensola. Marco era stato ritrovato sporco di sangue, accecato da un’ingiustificata gelosia. La furia si scatenò infatti dopo dei messaggi whatsapp che la compagna aveva ricevuto con il telefono silenziato, comunicazioni che secondo il trentasettenne erano la prova di un’altra relazione in realtà inesistente.

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