Quasi cinque chili di droga in cantina. Ai domiciliari dopo le prime ammissioni

Solbiate L’arrestato si è mostrato collaborativo. La marijuana era stata trovata in un locale sotto casa sua

Il giudice delle indagini preliminari ha concesso i domiciliari – nonostante il parere contrario della procura – al quarantasettenne di origine albanese ma cittadino italiano che era stato arrestato dalla polizia dopo che in una cantina in un caseggiato di Solbiate erano stati trovati 4,728 chili lordi di sostanza stupefacente del tipo marijuana.

L’uomo, a Agron Oruci, è uscito dal carcere dove era stato condotto lo scorso 17 maggio. L’istanza per chiedere i domiciliari era stata presentata dall’avvocato della difesa Francesca Binaghi. Secondo il gip, non sussisterebbe il pericolo di inquinamento probatorio e un ruolo importante potrebbe aver giocato anche il comportamento da subito collaborativo dell’indagato, che avrebbe ammesso la riconducibilità a lui dello stupefacente sequestrato nonostante questo si trovasse in un garage non solo di sua pertinenza.

Inoltre, il quantitativo di principio attivo dovrebbe fortemente ridursi dopo ulteriori accertamenti tossicologici sulla marijuana sequestrata. Tutti elementi che, uniti gli uni agli altri, hanno convinto il giudice a concedere i domiciliari.

Il blitz di Solbiate aveva visto in azione congiuntamente gli agenti delle volanti e quelli della squadra Mobile. Lo stupefacente era stato rinvenuto in una cantina sottostante all’appartamento dell’albanese, ed era contenuto in cinque sacchi. L’uomo era così finito al Bassone subito dopo essere stato identificato. Una detenzione che è proseguita fino alla scorsa settimana quando le porte del carcere sono tornate ad aprirsi consentendo all’indagato di tornare ai domiciliari in una casa diversa da quella dove era stata nascosta la marijuana.

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