«Ramona non si è uccisa». Il convivente arrestato per omicidio

Veniano Clamorosa svolta nell’indagine sul presunto suicidio della donna trovata impiccata nel bagno di casa.

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Il tonfo sentito dai vicini di casa. La giacca del pigiama lavata in lavatrice. Le versioni differenti date ai soccorritori e agli investigatori. Le manie di persecuzione di cui soffriva da mesi. Sono alcuni dei tasselli che hanno consentito la svolta, clamorosa, nell’indagine sul presunto suicidio di Ramona Rinaldi, trovata morta impiccata nella doccia di casa la notte tra il 20 e il 21 febbraio scorso.

I Carabinieri del Nucleo investigativo di Como hanno arrestato, ieri pomeriggio a Milano, Daniele Re, 34 anni, convivente della vittima. Lo hanno ammanettato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e maltrattamenti. Tradotto: non solo quella notte Ramona non si sarebbe tolta la vita ma sarebbe stata strangolata dal compagno, ma già in precedenza lui l’avrebbe picchiata.

L’inchiesta

Secondo la ricostruzione fatta dagli uomini del Nucleo investigativo, coordinati dal pubblico ministero Antonia Pavan, la ricostruzione della tragedia fornita da Daniele Re farebbe acqua da tutte le parti. In buona sostanza l’uomo aveva riferito ai soccorritori, intervenuti quella notte, di essersi svegliato attorno alle 5 e di non aver trovato la convivente. Salvo rendersi conto che la porta del bagno era chiusa, sospettando così che Ramona potesse essersi sentita male.

Quanto emerso nel corso dell’indagine, però, ha fatto sollevare una serie di pesanti perplessità su questa versione. Innanzitutto, i vicini di casa della coppia - che viveva in un appartamento in vicolo Pozzo, a metà strada tra il campo sportivo e il Comune di Veniano - hanno sentito poco dopo l’una del mattino un fortissimo tonfo provenire da casa di Ramona e Daniele. Tonfo che lui ha sempre detto di non aver mai sentito, in quanto dormiva pesantemente dopo aver assunto dei tranquillanti. I Carabinieri, nel corso del sopralluogo nel bagno teatro del ritrovamento del corpo senza vita della donna, hanno rinvenuto alcuni panni nella lavatrice ancora bagnati. Tra questi la maglia del pigiama di Ramona. È stato accertato che la lavatrice è stata azionata nel cuore della notte. Da chi? L’ipotesi, in caso di suicidio, è che potesse essere stata proprio la vittima. Ma perché farlo prima di togliersi la vita?

Ma non solo. Perché proprio quel tonfo sentito attorno all’una del mattino fa ipotizzare che l’orario del decesso non siano le cinque o i minuti immediatamente successivi, bensì proprio quello coincidente con quanto udito dai vicini di casa.

L’ora della morte

Non si conoscono i dettagli, ma pare che un riscontro riguardo all’ora della morte sia arrivato dall’autopsia. E dunque, se all’una o poco dopo Ramona Rinaldi era già morta, solo una persona può aver azionato la lavatrice. Evidentemente - ipotizziamo - per liberarsi di tracce compromettenti.

In attesa di conoscere i dettagli che hanno convinto il giudice Massimo Mercaldo a firmare l’ordinanza di custodia cautelare, quel che è certo è che Daniele Re da ieri è in una cella con l’accusa di omicidio e maltrattamenti. Un delitto che sarebbe maturato in conseguenza delle manie di persecuzione che l’uomo avrebbe dimostrato di avere negli ultimi mesi. Tra queste, la certezza - confessata ai conoscenti - che Ramona volesse lasciarlo.

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