Sotto i 50 casi ogni 100mila
E l’età media ora è 38 anni

Effetto di vaccini e caldo: l’incidenza sul Lario cala ancora. «Ora l’attenzione è soprattutto sulle varianti indiana, brasiliana e africana»

Attenzione alle varianti: il 15% di virus in circolazione non è cinese e neppure inglese.

I dati epidemiologici sono confortanti, a Como l’incidenza dei nuovi positivi settimanali ogni 100mila abitanti è scesa sotto all’asticella dei 50 casi, considerata la soglia utile al passaggio alla zona bianca. Con soli 284 positivi tracciati negli ultimi sette giorni nel Comasco la pandemia sembra essersi ormai fermata grazie alle vaccinazioni e al caldo. L’età media dei pochi contagiati è scesa ancora, 38 anni, come a settembre. La curva in città è quasi a zero, hanno la stessa tendenza Cantù e Mariano, poi Lomazzo e Fino Mornasco, meno Olgiate. La discesa è lenta solo a Erba. Le quarantene scolastiche sono un quarto rispetto a inizio marzo, oggi sono 584 gli alunni costretti a casa.

Le indicazioni degli esperti

Insomma va meglio. Il virus però più volte ci ha sorpreso, anche l’anno scorso a giugno tutto sembrava finito. Il lavoro di tracciamento dunque non può dirsi concluso. In particolare in questa fase è importante sequenziare. Scoprire e arginare le varianti. Perché nel nostro territorio sta circolando un 73% di variante inglese, un 12% del virus nato a Wuhan, ma anche un 10% di varianti non note e un 5% di virus che somma la variante indiana, brasiliana, sud africana e nigeriana.

«Una circolare ministeriale e ieri una nota della Regione ci chiedono sul tema misure più attente – ha spiegato Annalisa Donadini, dirigente della medicina di comunità dell’Ats Insubria – per le quarantene dei contatti stretti di caso ora dobbiamo distinguere rispetto alle diverse varianti. Restano le stesse procedure se il virus in questione appartiene al ceppo originario cinese e all’ormai diffusa variante inglese. Sono più stringenti invece con le altre varianti, quindi sud africana, brasiliana, nigeriana o indiana».

La variante indiana è considerata particolarmente abile a diffondersi e a colpire le persone. Al termine delle quarantene nel caso non basta un qualsiasi tampone, serve il molecolare. E se la positività persiste dopo 21 giorni non ci si può comunque considerare guariti in assenza di sintomi.

Allerta e controlli

«La variante inglese è ormai molto più diffusa rispetto al ceppo originario cinese – dice ancora Donadini – ma c’è anche una quota delle altre varianti e di varianti non note. In questi casi la ricerca dei contatti deve andare a ritroso fino a quattordici giorni. Noi facciamo sequenziamenti per la ricerca delle varianti su tutti i positivi minorenni, circa il 20% dei tamponi totali. Alle persone che hanno determinate condizioni di rischio, come le persone che rientrano da Paesi come l’India. Oppure ai vaccinati con due dosi che si positivizzano. Situazioni rare che però cominciamo ad osservare».

Alcune varianti potrebbero essere resistenti alla vaccinazione. Il vaccino comunque ci protegge dalla malattia grave e ci evita il ricovero.
S. Bac.

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