Spaccio di cocaina
Fermata la banda

Ordinanza di custodia cautelare per 7 albanesi, accusati anche di estorsione e porto abusivo di armi

Erano diventati il punto di riferimento per l’acquisto di cocaina per la Bassa Comasca, l’Olgiatese e per la vicina area di Varese. Un commercio tanto fiorente da permettersi anche consegne a domicilio ai numerosi clienti.

Ma ieri i carabinieri della Compagnia di Cantù, guidata dal capitano Francesco Coratti, con il supporto di personale dei Comandi Provinciali territorialmente competenti di Bergamo e Varese, del Nucleo Cinofili di Casatenovo e del Nucleo Elicotteri di Orio al Serio, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal Gip di Como Laura De Gregorio su richiesta della pubblico ministero Giuseppe Rose - nei confronti di 7 albanesi (di cui 2 già detenuti).

Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso e con più episodio, estorsione in concorso, detenzione e porto abusivo di armi. Altre sei persone, 5 italiani e un albanese, sono state invece denunciate a piede libero.

L’ordinanza è stata notificata aJasin Sulo, detto “Big”, 34 anni, già in carcere a Bergamo; Bajram Moriseni, detto “Bimi”, 28 anni di Tradate, anche lui già in carcere per altra causa.

In carcere sono poi finiti i fratelli Aleks e Ani Binozi, “Tony” e “Luti”, rispettivamente 34 e 28 anni, residenti a Tradate, Erion Durmishi, “Zio”, 41 anni di Carbonate, Renata Cici, “Roby”, 32 anni di Mozzate e Miri Baskim, chiamato “Baci” o “Ciami”, 35 anni di Grassobbio (Bergamo).

Durante l’operazione, i carabinieri hanno trovato in possesso di Renata Cici anche 60 gr di hashish, alcune dosi di cocaina, una pistola Smith & Wesson, calibro 38 special, con matricola punzonata, e 10 proiettili dello stesso stesso calibro (di cui 5 inseriti), una pistola Desert Eagle calibro 44 Magnum, risultata provento di furto in provincia di Savona, con 2 caricatori, 5 proiettili stesso calibro e 8 proiettili cal. 765. Da qui l’arresto in flagranza per il possesso abusivo di armi e per la droga.

L’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Mozzate ha preso il via nel gennaio del 2018, quando era stata segnalata la presenza di un gruppo di giovani albanesi i quali avevano avviato un’attività di spaccio di cocaina vicino alla sala slot Las Vegas di Mozzate, in via Varese 14. Della quale l’allora gestore non solo è risultato estraneo all’attività del gruppo criminale, ma ha dovuto anche subire un’estorsione da migliaia di euro, come sorta di “pizzo”, dagli stessi albanesi.

Secondo le indagini, a tirare le fila del gruppo era Jasin Sulo, già noto ai militari in quanto era stato condannato per l’omicidio dell’amico Ermal Abdushi a Locate Varesino avvenuto il 30 dicembre 2015.

L’attività di spaccio avveniva soprattutto tramite telefonate e gli appuntamenti erano fissati, oltre che al Las Vegas, in altri quattro locali di Mozzate (tutti estranei ai fatti), ma anche direttamente nelle case degli acquirenti. Gli episodi sono avvenuti a Carbonate, Lurago Marinone, Locate, Limido, Fenegrò, Olgiate Comasco, Venegono Inferiore e Tradate in provincia di Varese, e anche Monza. Insomma, un “delivery” della cocaina. La droga veniva chiamata“caffè”, “birra”, “caramelle” o anche “gol”.

L’attività ha permesso ai carabinieri di individuare, nel giro di alcuni mesi, tramite intercettazioni ambientali e telefoniche, una settantina di compratori, tutti italiani, tutti insospettabili. Solo cocaina, e tanta, per un giro da migliaia e migliaia di euro. Il fumo, marijuana e hashish, veniva invece venduto dagli italiani (denunciati a piede libero).

Sulo coordinava il gruppo anche quando è stato portato in carcere a Bergamo: da lì riusciva a fare alcune telefonate clandestine, oltre a farsi portare la cocaina da Renata Cici.

Il gruppo non si è fermato alla droga: Bajram Moriseni, Aleks Binozi e Erion Durmishi avevano preso di mira l’allora gestore della sala slot, minacciandolo con un machete e una pistola per farsi consegnare prima 52mila e poi altri 27mila euro. «Gli spariamo alla macchina... Bup, bup, bup», come si evince da un’intercettazione. Moriseni è accusato (con Sulo) di aver picchiato un uomo per recuperare 300 euro, un debito per droga non pagata. E Moriseni ancora si faceva “bello” mostrando una pistola, per far vedere chi comandava a Mozzate. Ora è in carcere.

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