Spaccio, il giovane torturato per rubargli i numeri dei clienti

Turate Fuori pericolo il marocchino trovato in gravi condizioni in mezzo della rotonda. Ha precedenti legati a sostanze stupefacenti. I telefoni che aveva sono spariti. Le indagini

È sempre ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Sant’Anna, in coma indotto e in prognosi riservata, il giovane di origini marocchine trovato ieri ferito gravemente all’interno dell’aiuola in una rotonda a ridosso dello svincolo autostradale tra Autolaghi e Pedemontana. Il giovane, 23 anni, già fermato una decina di volte per essere identificato, titolare di un numero indefinito di alias (ovvero di nomi finti) e già noto ai carabinieri per questioni legate alla droga, è quasi sicuramente rimasto vittima di un regolamento di conti nel mondo della vendita di sostanze stupefacenti nei boschi del comasco. Attività redditizia anziché no, che fa gola a moltissimi e che per questo causa spesso conflitti il più delle volte violente.

L’inchiesta dei carabinieri

Nel caso di specie, il giovanissimo marocchino ridotto praticamente in fin di vita - anche se a ieri i sanitari, seppur non sciogliendo la prognosi, non lo consideravano più in pericolo - sarebbe stato addirittura torturato dai suoi aguzzini.

Due le ipotesi più accreditate. La prima: una vendetta per il controllo del territorio. Il ventitreenne potrebbe aver cercato di accaparrarsi una delle radure utilizzate per la vendita al dettaglio di droga, scatenando così l’ira e la vendetta di chi quella zona già la stava controllando. Sembrava l’ipotesi più accreditata, ma un particolare ricostruito dai carabinieri della compagnia di Cantù (che stanno indagando sul caso) potrebbe far propendere per una seconda pista.

Il giallo dei telefonini

Quando i soccorritori e i carabinieri sono intervenuti a Turate in via Como per soccorrere il giovane, ritrovato privo di conoscenza e con svariate fratture oltre che tagli causati da un coltello, non gli hanno trovato addosso assolutamente nulla. E, soprattutto, non hanno trovato alcun telefono cellulare.

Solitamente gli spacciatori dei boschi hanno più di un’utenza telefonica. E in quell’utenza hanno spesso salvato anche i numeri di telefono dei clienti più abituali, oltre che dei galoppini (spesso tossicodipendenti italiani) che per loro conto fanno la spola tra il campo-base e la strada più vicina per procedere allo scambio tra droga e denaro. Il fatto di non aver trovato alcun telefono addosso alla vittima, può anche far pensare che qualcun altro, più forte e più cattivo, abbia deciso di prendersi con la forza una fetta di mercato controllata dalla vittima. E quindi, al termine dell’aggressione, ha deciso di impossessarsi anche del “pacchetto clienti” contenuto sul cellulare.

Di sicuro le persone - più d’una, senz’ombra di dubbio - che hanno aggredito il 23enne, hanno agito senza alcun tipo di scrupolo. Quasi certamente il giovane è infatti stato legato ben stretto ai polsi (trovati gonfi, tanto che inizialmente si sospettava fossero fratturati) e poi seviziato con calci e pugni che hanno causato diverse fratture, ma anche con tagli inferti sul collo e sul corpo, quasi a volerlo torturare.

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