Tamponi, l’Ats e la paziente dimenticata
«Abbiamo letto il giornale, venga pure»

Como: via libera al test dopo l’intervista al marito, ricoverato un mese per Covid.«Mi hanno chiamato il giorno dopo dicendo: ora possiamo farlo anche agli asintomatici»

Sui tamponi, ormai siamo alla farsa. Con l’Ats Insubria (ultima in Lombardia per percentuale di screening eseguiti sulla popolazione) che si ricorda delle persone finite in quarantena, e da testare per accertarsi che siano negative, solo grazie agli articoli di giornale.

Il caso riguarda la moglie dell’ex infermiere nel vecchio Sant’Anna Bruno Sensale, musicista all’Accademia della Musica di Como, residente a Binago; lui è rimasto per 32 giorni ricoverato in terapia subintensiva (proprio al Sant’Anna), lei - Annamaria Gambarini - è stata costretta alla quarantena dopo il ricovero del marito, rimasta del tutto asintomatica (pur se ha convissuto per due settimane in casa con un paziente già contagiato) e in attesa - invano - da quasi due mesi del tampone.

La telefonata

Di loro e della loro denuncia avevamo scritto sabato scorso. Mercoledì, quando ormai avevano perduto le speranza di poter essere sottoposti a test, è arrivata la chiamata.

«Rispondo - racconta la signora Annamaria - e mi chiedono se fossi io la moglie del signor Sensale. Quindi mi dicono: “Abbiamo letto l’articolo sul giornale, dovremmo metterla in nota per un tampone. Le va bene martedì?”». E così all’inizio della prossima settimana la signora Gambarini andrà in via Carso ad eseguire il tampone con il metodo del drive in (ovvero le persone restano in auto e passano accanto a un addetto che fa l’esame).

«Mi hanno spiegato - prosegue ancora la donna - che ora avevano avuto il permesso per fare il tampone anche alle persone asintomatiche, mentre fino a qualche tempo fa questa possibilità non c’era».

Sarà, resta il fatto che la situazione in cui si è trovata la signora Annamaria non è un caso isolato. Proprio nella zona di Binago il Coc (che comprende anche il comune di Albiolo) è stato costretto a rivolgersi direttamente alla Prefettura per sbloccare la situazione di molte persone inserite negli elenchi dei positivi, con quarantena obbligatoria, e poi mai testati successivamente. «In effetti - spiega Serafino Pozzoli, coordinatore della Protezione Civile della zona e responsabile della gestione dei volontari al Centro operativo comunale di Binago e Albiolo - le difficoltà maggiori le incontriamo proprio con Ats. Tante persone ci chiamano disperate perché i numeri di riferimento suonano e dall’altra parte non risponde nessuno. E quando qualcuno risponde al telefono, dice sempre che tocca al collega. Molto raramente qualcuno prende in carico la situazione e la risolve».

Fino ad arrivare a casi limite: «Una signora ha detto che dall’altro capo le hanno risposto: “Ma lei non deve andare a lavorare, cosa le interessa il tampone?”».

I numeri

Oltre alle testimonianze, poi, ci sono i numeri a fornire il quadro della gestione tamponi da parte dell’Ats Insubria. A Como i tamponi eseguiti a lunedì scorso sono stati 14mila contro i 37mila di Bergamo e i 53mila di Brescia (tanto per citare due casi). Percentualmente sono stati sottoposti ad accertamenti 2,3 comaschi su cento, contro una media regionale del 3,5%. Un’inezia.

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