
(Foto di archivio)
L’inchiesta La Guardia di finanza denuncia dodici persone: la maxi frode inguaia 30 clienti
Como
Quando scopri che l’amministratore di una società fornitrice di una Srl era stato dipendente di quest’ultima, il cui socio unico è un pregiudicato che lo aveva licenziato per non aver superato il periodo di prova, o ti fai venire il mal di testa o capisci che il genio del male si è messo all’opera. E lo ha fatto sfruttando la madre di tutte le truffe edilizie dal Covid a oggi: il bonus 110%.
Gli uomini della compagnia di Olgiate Comasco della Guardia di finanza hanno formalmente notificato l’avviso di chiusura indagini a 12 persone finite sotto accusa a vario titolo per truffa aggravata, falso e dichiarazione fraudolenta. Sono, a vario titolo, considerati i responsabili di un maxi raggiro da oltre 8 milioni di euro di crediti d’imposta monetizzati senza averne alcun diritto.
La Procura di Como - pm Alessandra Bellù - aveva chiesto e ottenuto un sequestro di immobili e contanti per un valore di oltre 3 milioni (di questi nella rete delle fiamme gialle sono finiti per ora due milioni). Tra le persone coinvolte non solo imprenditori, ma pure un architetto lecchese, un commercialista napolenato (già sotto inchiesta per vicende analoghe) e un tecnico asseveratore di Como.
Epicentro della truffa la Scifo Restauri srls di Sebastiano Scifo, con sede a Faloppio (nella casa della mamma dell’amministratore). Prima del 2020 la società ha un giro d’affari piuttosto modesto. Poi, dal 2021, l’esplosione degli affari: da poche centinaia di migliaia di euro a svariati milioni. Il tutto a fronte di uno, al massimo due dipendenti. Proprio questa impennata di ricavi ha acceso l’interesse dei finanzieri di Olgiate Comasco. Che hanno iniziato a interessarsi dei vari cantieri aperti con il superbonus del 110% e scoperto che la maggior parte delle opere per il quale la società ha ottenuto i crediti fiscali (peraltro prontamente monetizzati con la cessione del credito stesso alle banche) risultavano inesistenti.
Una trentina i clienti ignari (molte delle firme di questi ultimi risultano essere state falsificate nella documentazione inviata all’Agenzia delle entrate, almeno secondo l’accusa) che si sono ritrovati o con opere mai eseguite oppure eseguite solamente in parte, tutti con la preoccupazione di poter essere, in futuro, chiamati a restituire i crediti fiscali riconosciuti per le loro proprietà immobiliari.
Sotto accusa tra gli altri, oltre a Sebastiano Schifo, 28 anni di Malnate (diventato, dunque, un mago dell’impresa edile quando aveva appena 23 anni), anche l’architetto Filippo Rota, di Annone Brianza, il commercialista Gianluca Biondi, di Napoli (peraltro già sotto inchiesta per altre presunte truffe) e il tecnico comasco Emanuele D’Orazio, 54 anni, che aveva il compito di asseverare alcuni degli interventi sul fronte dell’efficientamento energetico.
Come detto, secondo gli investigatori, i crediti fiscali ottenuti attraverso lavori asseritamente mai eseguiti sono stati tutti quanti monetizzati. E i soldi, in grandissima parte, destinata all’estero e, in particolare, per investimenti immobiliari nelle isole Canarie, ma non solo. Nel corso dell’indagine la Finanza ha posto sotto sequestro quattro immobili (due nel Napoletano e due in provincia di Varese) e congelato 250mila euro in contanti.
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