Uccise la fidanzata a pugnalate: il perito del giudice dimostra la pericolosità sociale e il disturbo della personalità

Cadorago Il perito del giudice su Marco Campanaro ha evidenziato un vizio parziale di mente

Un «vizio parziale di mente» mentre si accaniva a coltellate sul corpo della compagna, con un disturbo della personalità ma anche con il riconoscimento della «pericolosità sociale». Sono queste le conclusioni cui è giunto il perito del giudice, lo psichiatra Nicola Molteni, che aveva ricevuto l’incarico di scandagliare la mente di Marco Campanaro, 37 anni, accusato dell’omicidio volontario di Valentina Di Mauro, 33 anni, che era la sua compagna. Fatto di sangue efferato che avvenne a Cadorago negli ultimi giorni di luglio.

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Era stato il pubblico ministero Mariano Fadda, prima di chiudere il fascicolo, a chiedere la perizia tramite incidente probatorio. Attività che è iniziata il 2 novembre per concludersi il 22 novembre con il deposito delle conclusioni da parte dello psichiatra incaricato. Anche le parti avevano nominato dei loro consulenti, il dottor Marco Lagazzi per la difesa (chiamato dall’avvocato Paolo Battaglia) e il dottor Nicola Poloni per la famiglia della vittima.

L’indagato è accusato dalla procura lariana di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà per la morte di Valentina Di Mauro, 33 anni. Una aggressione avvenuta nel pieno della notte, con una ventina di coltellate inferte alla compagna nell’appartamento che condividevano in via Leopardi 9 a Cadorago. Interrogato dal giudice nell’immediatezza dell’arresto, Campanaro si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Il quadro di quanto avvenuto era tuttavia ben delineato, soprattutto da quella scena del delitto che lasciava poco margine all’interpretazione: il corpo di Valentina in una pozza di sangue, in bagno, con diverse coltellate al braccio e alla schiena, ma anche con una profonda ferita al collo, il coltello da cucina usato per l’omicidio appoggiato a una mensola, e lui, Marco, sporco di sangue, che era stato sentito poco prima dalla vicina urlare, addirittura ringhiare. Accecato da un’ingiustificata gelosia, come da lui stesso ammesso ai carabinieri nei momenti successivi al suo arresto. Pare infatti che a scatenare la furia fossero stati dei messaggi whatsapp che la compagna riceveva con il telefono silenziato, comunicazioni che secondo il trentasettenne erano la prova di una relazione con un’altra persona.

Così, nel pieno della notte, dopo un messaggio ricevuto, scattò quella rabbia cieca che portò l’arrestato ad impugnare un coltello da cucina della lunghezza di 20 centimetri e ad aggredire la povera Valentina.

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