Un ecografo di ultima generazione alla Lega contro i tumori. Il sindaco ne sottolinea l’importanza: «Mi ha salvato la vita»

Uggiate Trevano La testimonianza di Rita Lambrughi: «Nessun sintomo, ma ero malata». Focus sulla prevenzione: «Visite e strumentazioni non sono un costo ma un investimento»

«Non avevo disturbi, non avevo sintomi. L’ecografo ha scoperto che avevo un tumore»: è la testimonianza del sindaco Rita Lambrughi, intervenuta ieri all’inaugurazione dell’ecografo di ultima generazione in dotazione alla delegazione locale della Lilt, Lega Italiana per la lotta ai tumori, una realtà storica per il paese e una vasta zona intorno.

Per citare un dato, il mese scorso, a tariffe popolari, ha effettuato circa 300 visite nei settori della senologia, ginecologia, urologia, dermatologia e a supporto dei medici, sono 17 le volontarie presiedute da Clara Fomiatti.

La cerimonia

E a nome della popolazione, sono state rivolte ai medici e alle volontarie le espressioni di gratitudine di Rita Lambrughi che tuttora accede alla Lilt per i controlli: «L’ecografo è lo strumento che ci consente di prevenire e di curare il male con tempestività: è una ricchezza averlo qui», ha sottolineato.

La sua malattia risale a 23 anni fa, fu un colpo durissimo, del tutto inaspettato, l’affrontò per amore della famiglia e dei suoi alunni e ieri ha detto poche parole, ma ha toccato tutti con l’accenno alla sua esperienza.

«Nella grande crisi generale e sanitaria, la Lega per la lotta ai tumori svolge un servizio sociale che supplisce ai disservizi alla salute. Visite e strumentazioni non sono un costo, ma un investimento», ha sostenuto il dottor Giorgio Baratelli, presidente provinciale Lilt, che ha innanzitutto rivolto un pensiero a Mirella Galfetti, fondatrice della delegazione di Uggiate, alla quale si è dedicata con tutta l’anima, come ad una missione.

I medici

Affiancato dalla consigliera provinciale Lilt Caterina Bongiasca, il dottor Baratelli ha parlato degli «interessi che vengono toccati dall’attività della Lilt» e c’è chi considera ridondanti e superflui gli screening, cioè gli esami a tappeto su una fascia di popolazione per individuare una malattia che c’è, ma non dà ancora sintomi.

«Se l’esito dell’ecografia è negativa, si sono persi tempo e risorse», è la conclusione di scettici ed avversari.

Invece, no: «Il 50% dei tumori al seno che operiamo non si sentono», ha spiegato Baratelli, chirurgo senologo, primario a Gravedona, lanciando un appello alle madri e alle nonne: «Le ragazze, oggi, non sanno che cos’è la prevenzione: fate capire loro l’importanza di questa pratica».

Un appello ripreso dai toni appassionati del dottor Raffaele Brancaccio, ginecologo in servizio alla Lilt, che ha raccontato di tumori occulti, invisibili, latenti per anni e poi, quando si manifestano i sintomi, sono impegnativi da trattare, molto impegnativi e colpiscono anche in età adolescenziale. L’ecografo offre una possibilità in più di stanarli per tempo.

«E convincete le ragazze a vaccinarsi contro il papilloma virus: i tumori al collo dell’utero possono essere così eliminati entro il 2030», ha esemplificato il dottor Brancaccio. «Fate qualcosa che non fa la società», ha rimarcato, per dire che la sensibilizzazione e l’informazione non sono priorità nell’agenda sociale. «La più grande soddisfazione – ha concluso – è dire: ho evitato il tumore».

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