
Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Mercoledì 07 Maggio 2025
Usura nel Comasco: l’ascesa degli ultras
Così hanno “strangolato” l’imprenditore
Turate L’inchiesta milanese sulle attività illecite delle curve del tifo organizzato del Meazza - I prestiti a strozzo e i debiti che crescevano sempre di più: l’incubo di un uomo d’affari lariano
Turate
Il primo prestito di soldi risale all’estate del 2022. Cinquemila euro, restituiti la settimana successiva con il 10% in più, 5.500 euro. Un passaggio di contanti che avvenne in un distributore di benzina lungo la via Varesina.
È qui che un piccolo imprenditore comasco, attivo in diversi ambiti anche sportivi, andava a fare il pieno iniziando a chiedere al gestore di pagare il carburante a credito. Ad ascoltare, poco distante, un uomo – già coinvolto nella prima parte delle indagini contro i vertici delle curve di Inter e Milan – che si era poi avvicinato per offrire il proprio aiuto.
Era iniziata così, in quella estate di tre anni fa, la caduta nell’abisso dell’imprenditore comasco che, travolto da problemi economici, per uscirne aveva imboccato la strada peggiore, quella di chiedere soldi a chi non doveva.
Una discesa che è poi stata raccontata punto per punto nelle pagine dell’ordinanza della Dda di Milano che nella giornata di lunedì ha portato all’arresto di altre sette persone, cinque in carcere, tra cui un trentottenne di Turate, Davide Scarfone e due ai domiciliari. L’inchiesta, come detto, è quella sulle curve di Inter e Milan. Anche nell’ordinanza appena eseguita si parla infatti delle pressioni dei vertici ultras dell’Inter in merito alla gestione dei parcheggi dello stadio di San Siro.
Ma la parte che riguarda il Comasco non ruota attorno al Meazza, anche perché è lo stesso imprenditore – sentito dagli inquirenti – a dichiarare di non sapere che tra i presunti usurai c’erano anche alcuni esponenti di spicco della curva neroazzurra, tra cui quell’Antonio Bellocco poi ucciso da un altro capo ultras la scorsa estate.
Ma torniamo al distributore di benzina sulla Varesina e ai 5 mila euro prestati. Perché, saldata la prima restituzione, l’imprenditore comasco chiese altri soldi e con il passare del tempo cambiò anche l’interlocutore, salendo piano piano sia nella scala gerarchica di chi prestava il denaro sia nelle somme richieste. Fin quando, in un bar di Mozzate, l’imprenditore chiese 15 mila euro che non riuscì più a restituire. O, meglio, tentò di farlo con versamenti da 4 e 5 mila euro che non riuscivano più a colmare il buco che piano piano diventava voragine inghiottendo tutto.
Soldi che venivano restituiti con bonifici, che però erano per operazioni inesistenti, con causali come «prodotti alimentari» quando l’imprenditore trattava tutt’altro. Bellocco compare sulla scena, in questa scalata di cui parlavamo, nell’ottobre del 2023, perché gli altri “benefattori” precedenti non erano più disponibili a prestare soldi.
Davide Scarfone (l’arrestato di Turate) si presenta alla vittima, invece, in un centro commerciale e a sorpresa chiedendo 25mila euro che disse di aver dato lui a Bellocco per il prestito all’imprenditore.
Conosceva il nome dell’interlocutore che aveva di fronte, anche dove abitava. Scarfone sapeva anche della vicinanza di Bellocco all’Inter in quanto uomo di spicco della curva, in grado di portare anche esponenti neroazzurri a un evento promozionale da lui organizzato.
E le pressioni del turatese, secondo la Dda, proseguiranno anche dopo l’omicidio di Bellocco con messaggi inviati alla vittima fino al mese di febbraio.
Secondo l’accusa, il trentottenne di Turate di origini calabresi deve rispondere all’accusa di usura in concorso con altre quattro persone che si erano alternate nelle richieste di tassi sui soldi prestati. Nell’operazione delle scorse ore è stato arrestato e portato in carcere. Nell’interrogatorio di queste ore avrà però la possibilità di fornire agli inquirenti anche la propria versione dei fatti.
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