Como viaggiando nel tempo: le pietre

testimoniano la città delle torri

La città medievale era ricca di edifici fortificati di cui oggi sono evidenti solo le tre torri delle mura, il Baradello e Castel Carnasino. Ma molti altri sono nascosti nel tessuto urbano e ancora leggibili come i resti del Castello della Torre Rotonda

Immaginiamo di giungere dal lago nel porto civile (creato da Azzone Visconti dove ora è piazza Cavour) come ha proposto lo storico comasco Fabio Cani negli interessanti video “I nomi delle strade” del 2020. Oggi le emergenze monumentali dal lago sono il Monumento ai caduti, la cupola del Duomo, i campanili delle chiese e il Castel Baradello; un tempo erano moltissime.

La città romana era murata e fornita di torri (come quella rimasta sopra la galleria di Rezzonico) ed è oggetto di costante ricerca da parte della Società Archeologica Comense. Noi immaginiamo di entrare nella città tardo-medievale, “la città turrita”; le emergenze erano molte, alcune esistenti altre demolite, ma rappresentate in antiche stampe o quadri come il Castello della Torre Rotonda dipinto nell’ acquarello ottocentesco dei Musei Civici. Nel 1937 lo scrittore Carlo Linati riferendosi agli edifici storici e in particolare alla Cortesella scriveva: «Vorrei che di questo piccolo mondo che fu comasco e che per tanti secoli camminò bravamente a fianco della città condividendone le gioie e le inquietitudini: di questo piccolo mondo fossero conservate almeno alcune pietre». Profetico il Linati perché per nostra fortuna, con la parziale bocciatura del Piano Regolatore del 1956 che prevedeva molte demolizioni, nel 1967 a Como è iniziato un costante processo di recupero e restauro delle “pietre” del passato, che oggi ammiriamo camminando.

Per organizzare bene il cammino è necessario distinguere tre tipologie di torri e castelli: torri e castelli fortificati, torri di difesa di vie o edifici del tessuto urbano, castelli collinari.

Torri e castelli fortificati

Immaginiamo di arrivare a Como in barca, come avveniva in passato; prima di entrare nel porto vedremmo a sinistra, nel borgo di Sant’Agostino, la Torre della fortificazione, di cui sono rimaste possenti mura e tre porte all’interno del Consorzio Agrario di piazza Croggi e la muratura difensiva di pietra in vicolo Bonola. Vedremmo a destra nel Borgovico il Castello di difesa del borgo, le cui fondamenta sono state (per alcune fonti) trovate nella costruzione della Villa Gallia.

Arrivati nel porto proseguiamo a piedi verso la Cattedrale incontrando la Torre Civica adiacente al Broletto, di cui medievale è la parte sotto l’orologio mentre quella sopra è stata ricostruita nel secolo scorso. Quando i due campanili (l’uno del popolo, l’altro del vescovo) di San Giacomo, le cui basi sono state trovate negli scavi di piazza Grimoldi, hanno cessato la loro funzione la Torre civica ha assunto anche il ruolo di campanile del Duomo.

Proseguendo incontreremmo il Castello della Torre Rotonda, centro della Cittadella Viscontea (1335-1447) che comprendeva edifici pubblici, parte del Broletto, il porto di piazza Roma e il sistema dei mercati. Il Castello, demolito per costruire il Teatro Sociale, è visibile nei resti trovati nell’Arena, nelle murature del piano terra del Teatro su via Virginio Bertinelli, dove trionfa il portale a sesto acuto che aveva il ponte levatoio sul fossato, riempito come descritto in seguito. Delle mura della Cittadella Viscontea è visibile il possente tratto della via Grimoldi, ma altre parti sono probabilmente celate negli spazi storici dell’ambito.

Attraversando la città murata arriviamo alle tre Torri delle mura medievali. Porta Torre, al posto della Porta Romana (erroneamente chiamata Pretoria) che si trova sotto Largo Miglio, è della fine del XII secolo ed è ben conservata. Verso via Milano ha un paramento murario pieno, mentre verso la città il paramento è alleggerito da quattro ordini di aperture ad arco, corrispondenti ai quattro piani interni distrutti, che sono disassate rispetto all’arcone di piano terra. Le otto aperture erano la garanzia di una seconda difesa della città; infatti qualora i nemici avessero conquistato la torre i comaschi potevano, attraverso le aperture, colpirli con balestre e armi equivalenti dalla via. Il motivo del disassamento è dovuto a fattori statici: l’arcone di base, costruito nel 1192, non è centrale perché a destra è stato lasciato lo spazio per la scala di risalita e la non centralità era bilanciata dalle mura contigue, che fungevano da contrafforti. Le otto aperture ad arco dei piani superiori, di poco successive, non potevano fare conto sulle mura e quindi sono state eseguite in perfetto equilibrio statico-simmetrico con conseguente disassamento rispetto all’arcone. La Torre di Porta Nuova e la Torre di San Vitale sono del XIV secolo e hanno aperture limitate; la torre di Porta Nuova è chiamata Torre Gattoni perché il famoso Canonico vi ha creato un laboratorio di fisica frequentato da Alessandro Volta. Le mura medievali nel 1783 sono state vendute dall’Erario Militare al Comune, che a sua volta le ha cedute ai privati. Il marchese Rovelli ha progettato il riempimento del fossato delle mura sostituendolo con i viali alberati, in gran parte esistenti.

Torri di difesa di vie

Ve ne sono molte di più di quelle che vediamo perché, secondo gli architetti Enzo Rho e Gianfranco Caniggia, sono state abbassate e nascoste sotto l’intonaco secondo il regolamento della ottocentesca Commissione d’Ornato. Andando nella Cortesella troveremmo la Torre de’ Ruschi poi Palazzetto del Podestà, ma in via Ballarini possiamo ammirare la facciata della Torre dei Mercanti, all’angolo con la Contrada delle Tre Beccherie dove era l’Università dei Mercanti. Proseguendo in via Vitani troviamo la Casa-Torre Demorata (Torre di San Nazaro) della potente famiglia Vitani, costruita riutilizzando alcuni gradoni del teatro romano, trovato sotto l’edificio dell’Ospedale Valduce che sta di fronte. La Demorata è una casa-torre in pietra a vista con la loggia che dava sul giardino, ora occupato dall’edificio della libreria Plinio il Vecchio. Da alcune fonti la Demorata è stata abbassata di un piano per ordine dei Rusca, dopo aver sconfitto i Vitani. Dalla parte opposta della città incontriamo Torre Pantera, con la base duecentesca della famiglia Rusconi e la parte alta quattrocentesca della famiglia Pantera, che risiedeva nell’adiacente palazzo di via Rodari. La Torre ha avuto il restauro statico in attesa di una nuova funzione, tramontata l’ipotesi di inserirvi il Museo del Duomo che è stato realizzato in via Maestri Comacini.

Nella via Rusconi troviamo, nel cortile di Palazzo Rusca, la tardo-rinascimentale torre, “status symbol” della potente famiglia. Andando al Municipio ammiriamo la Torre di Palazzo Cernezzi, un tempo intonacata e messa in luce dall’architetto Enzo Rho, ora arricchita dalla scultura di Francesco Somaini su cui è incisa la storia dell’Urbs. All’angolo tra via Luini e piazza San Fedele ammiriamo la possente Torre degli Asini, rimasta col paramento in pietra a vista sulla via e finestrata sulla piazza; gli asini portavano il grano che veniva venduto nel mercato posto al centro della piazza, che è ricordato dal lastricato lapideo. Proseguendo per via Rovelli, nell’edificio al n. 3 Gianfranco Caniggia, caduto l’intonaco che la ricopriva, ha scoperto la Torre di difesa del vicolo che collegava la romanica San Fedele con la paleocristiana San Sisto, ora Lucernetta. Del vicolo è praticabile solo il primo tratto tra piazza San Fedele, la ghiacciaia sino all’arco a tutto sesto che porta al giardino della famiglia Ambroggio.

Castelli collinari

Salendo al Castel Baradello comprendiamo che la funzione militare del colle era già in atto in epoca bizantina, come sito di avvistamento connesso col Castello del Monte Orfano e col Castel Carnasino; alle sue falde transitava la via Regina (ora Teresa Rimoldi) che da Milano raggiungeva i valichi alpini. Le strutture più antiche della Torre del Barbarossa fanno parte del Limes bizantino, di cui il Castron Baractelia era punto nodale contro l’invasione longobarda. Sul colle opposto della Cappelletta possiamo immaginare il Castelnuovo, del quale è rimasto solo il nome della via che conduce all’ex Ospedale Psichiatrico. I due castelli, secondo alcune fonti, erano collegati dalla “Murata” di difesa verso meridione, di cui faceva parte sulla via Regina la porta di San Lazzaro demolita per la costruzione della ferrovia Milano-Chiasso. Terminiamo la nostra lunga camminata sul colle Olimpino dove incontriamo il Castel Carnasino con la torre bizantino-medievale, gemella del Baradello, a controllo del valico verso il Canton Ticino. Il castello dotato di cappella gentilizia, pervenuto con molti passaggi dalla famiglia Odescalchi alla famiglia Torriani, pur manomesso nel XVI secolo conserva importanti testimonianze. E allora camminiamo!

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