“Lontano dagli oleandri. Storia di una fuga”: un podcast, la villa di Clooney e un diario conservato per 80 anni

Ascolta qui Emilio Vitali ebreo fuggito in Svizzera nel 1943 per scappare dai nazisti era il proprietario di Villa Oleandra, oggi conosciuta da tutto il mondo come dimora estiva di George Clooney, nonché l’autore di un lungo diario

3 mesi fa
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Questo podcast inizia sul Bisbino, mentre il lago di Como è illuminato dagli ultimi istanti del tramonto e dalle luci dei paesi. Incastrata tra acqua e alberi c’è villa Oleandra, oggi dimora estiva di George Clooney a Laglio. In passato, invece, il luogo del cuore, la casa amata, la conquista personale di una famiglia milanese di origine ebraica: i Vitali.

Per raccontare la storia di questa villa è necessario però lasciarsela alle spalle, proprio come fece la stessa famiglia Vitali, chiudendo l’uscio della dimora con vista lago in una piovosa notte di settembre. Era il 1943, pochi giorni prima i nazisti penetrati in Italia avevano fatto strage di ebrei in un hotel nella località di Meina, sul Lago Maggiore.

Basta una voce, la notizia dell’eccidio portata dal vento, e i Vitali capiscono che per loro è arrivato il momento di scappare. La fuga rocambolesca, resa possibile dal cuore buono degli amici fidati, Anna e Salvatore Galetti, gli abitanti di Laglio cui l’istituto ebraico Yad Vashem ha riconosciuto il titolo di “Giusti tra le Nazioni”, e poi il lungo esilio in un campo profughi in Svizzera, mentre sul Lario la villa viene protetta dall’occupazione dei militari nazisti. Sono solo alcuni dei luoghi e degli eventi che il narra podcast “Lontano dagli oleandri. Storia di una fuga”, scritto per La Provincia dai giornalisti Paolo Moretti e Martina Toppi, a partire dalle parole che lo stesso Emilio Vitali, proprietario allora della villa, vergò a mano sulle pagine leggere di un quaderno dall’anonima copertina in cartoncino marrone, mentre insieme alla famiglia cercava riparo in Svizzera.

Una storia raccontata grazie al diario conservato per 80 anni dalle sue figlie e oggi custodito dal Cdec - Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea a Milano, ma anche grazie alla voce dei testimoni diretti. Come Marina Vitali, la prima ospite del primo episodio del podcast.

«Noi non sapevamo niente quando eravamo lì a villa Oleandra, dopo il bombardamento. Mia sorella maggiore Franca era andata a Milano a fare gli esami per il salto di classe, quando è tornata ha trovato l’altra mia sorella, Raimonda, che era andata ad accoglierla al pontile di Carate dopo che era stata avvisata dalle vicine che un signore aveva detto “appena papà torna, mandacelo subito in casa perché c’è bisogno urgente di parlargli” - racconta Marina, che all’epoca aveva solo 5 anni - Il signore ci raccontò cos’era successo a Meina, i miei sono caduti dal mondo delle nuvole e hanno parlato coi Galetti, che hanno organizzato dal 16 settembre alle 7 di sera la nostra fuga. Siamo partiti il 17 settembre, alle 9 di sera. I Galetti ci hanno salvato la vita».

La sua voce oggi anziana, ma vispa proprio come la descriveva il padre in quel diario del ’43, si sovrappone alle parole scritte da Emilio che, di episodio in episodio, faranno da guida a questa storia.

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