Alcol, si comincia già a 10 anni: il cervello rischia di “bruciarsi”

L’allarme L’88% dei minorenni in provincia ha già sperimentato gli alcolici. Il pediatra: «Un pericolo per lo sviluppo cerebrale ma anche per il fegato»

Alcol e giovani, a Como si comincia già a dieci anni, è in pericolo l’età dello sviluppo. Due bicchieri bruciano 100mila neuroni.

Alfredo Caminiti, pediatra ed ex primario all’ospedale di Cantù, per anni ha promosso campagne di prevenzione contro l’uso e l’abuso di bevande alcoliche tra i minorenni della nostra provincia. Purtroppo come noto l’alcol è la sostanza psicotropa più in uso tra gli adolescenti.

«L’88% dei minorenni qui a Como ha già sperimentato l’uso e l’abuso dell’alcol – spiega l’esperto – di questi tra il 40% e il 50% ha tra i 14 e i 16 anni, il 30% invece è più piccolo, ha tra i 12 e i 14 anni. Il fatto che a mio parere è più allarmante è che il 10,8% ha solo 10 anni. Si inizia sempre prima. In una età che è difficile definire adolescenziale, credo sia più consono chiamarli ancora bambini».

Fino a 100mila neuroni

Cosa succede al corpo umano di minorenni così giovani quando assumono alcolici? «Intanto l’alcol lede le funzioni psichiche – dice Caminiti – due dosi d’alcol possono bruciare fino a 100mila neuroni. In un momento in cui il cervello si sta sviluppando. Il pericolo è frenare il processo di formazione cerebrale».

La completa maturazione delle parti più nobili e critiche del cervello si completa solo a 21 e più anni. «E poi l’alcol provoca gravi ripercussioni sul sistema epatico, sul fegato – spiega sempre il pediatra – che non riesce a smaltire grandi quantità d’alcol ed è costretto ad un lavoro straordinario. Tanto che diventa grasso, nel tempo si ingenera un processo di steatosi. Che può portare perfino alla cirrosi». L’abuso d’alcol è anche un fattore di rischio per lo sviluppo delle malattie tumorali.

I giovani almeno fino a 16 anni non dovrebbero proprio assumere alcolici perché il fegato, che ha il compito di metabolizzare questa sostanza, non è ancora pronto a farlo adeguatamente. Quindi fino a questa età sono più alti i rischi di intossicazione che diventano altissimi se la dose assunta è molto abbondante. Soprattutto se si beve in fretta, in un tempo limitato. Purtroppo è proprio questo l’approccio dei giovani all’alcol la notte. Consumano birre e super alcolici lontano dai pasti, nelle poche ore di una serata, mischiando le varie bevande in cocktail ancora più difficili da smaltire. Per arrivare in piedi all’alba è diffuso anche l’uso degli “energy drink”, a base di caffeina, per restare svegli e bilanciare gli effetti dell’alcol.

Un problema di salute pubblica

«Nel tempo l’alcolismo diventa un problema di salute pubblica – dice Caminiti – l’avvicinamento a questa sostanza avviene soprattutto per ragioni sociali. Il bisogno di fare amicizia, di divertirsi, perché l’alcol toglie i freni dell’inibizione. All’eccitazione però possono susseguirsi rabbia, con ripercussioni sui comportamenti di gruppo visto che è in gruppo che i ragazzi bevono la sera. Quindi può sopraggiungere la depressione. L’età media della prima assunzione a livello nazionale è pari a 12,2 anni, mentre in Europa 14,6. C’è bisogno dunque di fare più prevenzione. Anche nelle nostre città ed io sono sempre a disposizione degli enti pubblici e dei Comuni. Il problema temo si sia ingigantito negli ultimi tre difficili anni. Le cronache troppo spesso raccontano di giovani e giovanissimi finiti in ospedale in stato d’ebbrezza o addirittura in coma etilico. In media tra il Sant’Anna, il Valduce e il Sant’Antonio Abate ci sono circa 250 accessi per questo tipo di bisogni di cura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA